La nutraceutica nuova frontiera per le numerose produzioni DOP IGP in grado di aumentare il valore aggiunto intercettando segmenti di mercato mai pensati prima
Dalla collaborazione fra i Consorzi di tutela e il mondo accademico e della ricerca un nuovo slancio per il settore delle DOP IGP. Gli studi realizzati offrono alle imprese nuovi usi delle produzioni di qualità italiane: dalle industrie parafarmaceutiche, nutraceutiche e cosmetiche e allo stesso settore agroalimentare. Un ambito di ricerca che va incontro alle esigenze dei consumatori che richiedono sempre di più alimenti che oltre all’apporto nutrizionale contengano anche caratteristiche efficaci per la prevenzione e il benessere.
Aceto Balsamico di Modena IGP e Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP considerati alimenti funzionali
Nel 2020, il Consorzio di tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP ha incaricato il responsabile scientifico del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, Prof.ssa Lucia Guidi, di uno studio sulla caratterizzazione delle sostanze nutritive e nutraceutiche presenti nell’Aceto Balsamico di Modena IGP e nell’Aceto tradizionale di Modena DOP. “L’aceto balsamico contiene carboidrati, proteine e sali minerali (potassio, calcio, magnesio, fosforo, tracce di zinco, ferro, magnanese e rame)” si afferma nella relazione. In aggiunta a questi elementi, negli ultimi anni, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP è considerato anche un’importante fonte di composti antiossidanti tra cui gli acidi fenolici, i flavanoli, i tannini e le melanoidine, sostanze ad alto peso molecolare che presentano un’elevata capacità antiossidante. Per questi motivi, entrambi gli aceti sono considerati alimenti funzionali che possono svolgere un ruolo favorevole sulla salute umana, anche solo pensando al loro utilizzo come sostituti del sale per insaporire i piatti. L’aceto balsamico rientra certamente tra i prodotti alimentari in grado di apportare al nostro organismo sostanze benefiche. D’altra parte, già nel Medioevo questo prodotto era considerato una vera e propria panacea per una grande varietà di malattie, tanto che veniva equiparato più a un farmaco che a un alimento. Esso veniva impiegato per le proprietà astringenti e disinfettanti come aroma e per la preparazione di conserve. Attraverso le moderne tecniche analitiche si è accertato che l’aceto balsamico è ricco di molecole antiossidanti soprattutto per l’elevata concentrazione di sostanze polifenoliche presenti nel prodotto agricolo da cui deriva e cioè l’uva. I polifenoli sono una vasta gamma di composti con effetto positivo sulla stimolazione del sistema immunitario e nella lotta contro le ROS. Alla luce di tutto ciò appare evidente come le conoscenze delle caratteristiche nutrizionali e nutraceutiche degli aceti risultino di fondamentale importanza. Per questo, nella relazione finale dello studio è stata fatta una disamina dello stato della ricerca scientifica su tali aspetti nell’Aceto Balsamico di Modena IGP, nell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e nell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP.
Vitigni Aglianico e Falanghina preziosi alleati contro il mesotelioma
Dallo Studio di ENEA, CNR e Università Federico II di Napoli pubblicato dal Journal of Functional Foods sugli estratti metabolici ottenuti da bucce e vinaccioli delle due varietà di vite campane, è emerso che soprattutto i semi di Aglianico sono molto ricchi in proantocianine, che sono in grado di indurre nel mesotelioma meccanismi di apoptosi, cioè di morte cellulare, anche nei casi di linee tumorali che mostrano farmaco-resistenza. Una precedente ricerca del CNR di Napoli aveva evidenziato in specifiche cellule una marcata resistenza ai farmaci che ne limitava pesantemente l’efficacia. Queste stesse cellule sono ora risultate sensibili al trattamento con gli estratti di vinaccioli.
“Nonostante la rarità della malattia associata all’esposizione alle fibre di amianto, l’incidenza del mesotelioma aumenta nel mondo del 5,4% l’anno e la diagnosi è spesso tardiva, sia a causa della sintomatologia simile a quella di molte altre malattie, sia perché il tumore si sviluppa dopo un lungo periodo di latenza”, ha evidenziato Stefania Crispi del CNR. “Dato che il mesotelioma mostra elevata chemio-resistenza, lo studio di nuovi approcci terapeutici basati sull’uso di sostanze estratte dai vinaccioli in combinazione con chemioterapici può rappresentare un nuovo strumento adiuvante nella lotta contro questa forma tumorale, soprattutto in considerazione dell’ assenza di citotossicità nei confronti delle cellule sane”, aggiungono Gianfranco Diretto del Laboratorio Biotecnologie ENEA e Riccardo Aversano del Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli.
Melannurca Campana IGP concentrato di cianidine contro il colesterolo
Su incarico del Consorzio di tutela della Melannurca Campana IGP il gruppo di ricerca del Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, guidato da Ettore Novellino, ha condotto uno studio specifico sul potenziale nutraceutico di un prodotto alimentare vegetale tipico della Campania, la Melannurca Campana IGP.
“Un esempio innovativo di integrazione nella ricerca tra pubblico e privato – ha dichiarato Giuseppe Giaccio, presidente del Consorzio di tutela dell’Annurca – voluto per approfondire le proprietà nutraceutiche della Melannurca, visto che esistevano solo studi nutrizionali sulla specie”. Questo studio, durato due anni, ha portato alla realizzazione di farmaci per abbassare i valori di colesterolo nel sangue e per evitare la caduta dei capelli nei pazienti in trattamento chemioterapico. L’azione positiva della Melannurca Campana IGP sulla colesterolemia totale si concretizza sia sulla riduzione dell’LDL che sull’aumento dell’HDL. L’approccio alla verifica della validità nutraceutica delle mele, a differenza di quanto avviene di solito per gli integratori alimentari, è stato di tipo scientifico. “A campioni di 50 individui, sono state somministrate alcune mele tra quelle più comuni in commercio, poste a confronto con l’Annurca. I risultati, che sono stati pubblicati su prestigiose riviste scientifiche, hanno evidenziato l’effetto positivo delle mele in generale sul colesterolo; ma soprattutto che le sostanze bioattive utili per migliorare la colesterolemia, le procianidine (in particolare il dimero B2) nell’Annurca, rappresenta il 26% del totale delle cianidine presenti, contro il 2-11% presente nelle altre varietà di mele”. In un secondo momento si è passati alla fase di estrazione del principio per poterlo incapsulare.
“Dato che le procianidine in gran parte si degradano nello stomaco – afferma Ettore Novellino direttore del Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II – abbiamo ritenuto utile inserire l’estratto in capsule gastro-resistenti. In questo modo la molecola raggiunge direttamente l’intestino e viene assorbita. Considerato che in ogni capsula viene inserito l’equivalente di procianidine presenti in tre mele annurca, è come se si assumessero 6-8 mele, poiché mangiando il frutto solo una parte della biomolecola raggiunge l’intestino”.
Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale DOP: non solo cosmetica
Secondo l’International fragrance association, i 2/3 della migliore profumeria per donne e il 50% di quella per uomini ha come base l’olio essenziale di Bergamotto. Infatti, “l’uso dell’Olio Essenziale di Bergamotto di Reggio Calabria è determinante per la produzione dei migliori profumi a livello mondiale e dei prodotti di alta cosmetica” afferma Ezio Pizzi, presidente del Consorzio di tutela del Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale DOP. Il Consorzio di tutela vede un futuro anche per il frutto, non solo per l’olio essenziale, attraverso una nuova attenzione rivolta all’industria nutraceutica e a quella farmaceutica. Alcuni anni fa, il Consorzio di tutela Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale DOP aveva incaricato l’Università di Tor Vergata di Roma, il Dipartimento di Cardiologia del Policlinico di Roma e il Dipartimento di Scienze della salute per approfondimenti specifici sull’Olio di Bergamotto di Calabria DOP. Ricco di vitamine A, C, B1, B2 ed E, il flavedo (la parte colorata della buccia che contiene molte tasche lisigene ricche di oli essenziali) del Bergamotto biologico di Reggio Calabria, ha proprietà antibatteriche, antimicotiche, cicatrizzanti e antivirali, svolge un’azione antiossidante e previene le patologie cardiovascolari. L’Olio Essenziale di Bergamotto DOP rappresenta anche un valido sostegno per la psiche. In casi di mancanza di luce o stati depressivi, può essere integrato alle terapie comuni, per combattere angosce e abbassamenti d’umore. Attualmente il Consorzio di tutela sta valutando di richiedere una modifica al disciplinare per allargare la DOP anche al frutto, non solo all’olio, perché il frutto viene molto usato anche nell’industria alimentare. Dal Consorzio di tutela, fanno sapere che se non riuscissero a ottenere la modifica, potrebbero richiedere una nuova protezione per il frutto, che sta trovando impiego anche per le sue proprietà salutistiche e gastronomiche. Poche gocce del suo benefico succo come condimento d’insalate o secondi piatti aiutano a controllare grassi e colesterolo.
“È fondamentale – spiega Ezio Pizzi – precisare come la DOP Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale sia, oggi, indirizzata alla tutela, promozione e valorizzazione della sola essenza, garantendone la sua genuinità. L’importanza che oggi ha assunto anche l’utilizzo del frutto e i suoi derivati, come ad esempio il succo, ha reso necessarie delle considerazioni che hanno portato a rendere prioritaria un’azione tesa al raggiungimento della certificazione anche del frutto di Bergamotto di Reggio Calabria DOP. A tale riguardo ci stiamo confrontando con la Regione e il Ministero competente; la Camera di Commercio di Reggio Calabria, il Consorzio di tutela del Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale DOP, le organizzazioni sindacali di categoria, la Unionberg OP, l’Università degli studi mediterranea sono solidali per trovare una soluzione, che possa costituire la via più breve e quella meno onerosa per il produttore che non dovrebbe aderire a due differenti certificazioni per un unico prodotto. Ciò che si ritiene e si è proposto, ancora al vaglio del Ministero, che con una modifica che sia integrativa del disciplinare e il semplice cambio della denominazione eliminando la parte – olio essenziale – si possa semplicemente allargarne l’oggetto della certificazione, previa ratifica della Commissione Europea”.
Cioccolato di Modica IGP elisir di lunga vita
Il cioccolato è da sempre un alimento il cui consumo è stato oggetto di controversie nell’immaginario comune. Fa bene o fa male? Ci sono differenze significative tra il cioccolato bianco (al latte) e il cioccolato scuro (fondente)? Per rispondere a queste domande bisogna fare un salto nel tempo quando nei primi anni 2000 si iniziò a osservare e studiare una popolazione indigena, gli iKuna, residente delle isole San Blass, nota per l’alta prevalenza di ultracentenari. Indagando sulle abitudini dietetico-comportamentali, si comprese che una delle ragioni della longevità risiedeva nel largo consumo di grossi quantitativi di cacao (fino a 2 etti/die di fave di cacao) sotto forma di bevande, torte e anche di cioccolato grezzo. In effetti, gli studi pubblicati dalla comunità scientifica evidenziano come le catechine del cacao siano utili nella prevenzione cardiovascolare (ipertensione arteriosa, sovrappeso, sindrome metabolica, aterosclerosi) e nella maggior parte delle malattie croniche-degenerative che oggi rappresentano la principale causa di mortalità e disabilità dei Paesi sviluppati. Dai polifenoli del cacao si iniziò poi a studiare gli effetti del cioccolato ad alto titolo in cacao (>75/80% di cacao). In particolare, gli studi condotti dal professor Grassi dell’Università dell’Aquila sul cioccolato amaro confermarono i risultati precedentemente ottenuti sui polifenoli del cacao. Ma quale cioccolato scegliere? La professoressa Naomi Fisher dell’Università di Harvard comprese che il cioccolato di Modica, a parità di contenuto in cacao, presentava un quantitativo di catechine superiore rispetto ad altri tipi di cioccolato. Tale ragione risiede verosimilmente nella particolare lavorazione che i cioccolatai modicani sfruttano per ottenere il prodotto finale, una produzione definita “a freddo” che permette alle sostanze attive di natura polifenolica di preservarsi e non denaturarsi. Gli effetti del cioccolato al latte sulla salute sono di contro potenzialmente negativi, per via della scarsa presenza di cacao e di polifenoli, e per l’eccessivo contenuto di grassi saturi e zucchero. Il professor Arrigo F.G. Cicero dell’Università di Bologna, attuale presidente della Società Italiana di Nutraceutica, e il dottorando Alessandro Colletti dell’Università di Torino, attuale responsabile macroregionale della Società Italiana di Nutraceutica, hanno avviato i contatti con il Consorzio di tutela del Cioccolato di Modica IGP per esacerbare le proprietà salutistiche di questo alimento funzionale. Lo step successivo sarà quello di condurre uno studio clinico d’intervento atto a confermare le proprietà salutistiche del cioccolato amaro modicano nella prevenzione cardiovascolare. In attesa dei risultati dello studio e alla luce di quanto pubblicato in letteratura scientifica fin a oggi, si può comunque affermare che un quadratino di cioccolato (amaro) al giorno potrebbe togliere il medico di torno… o quasi!
Grana Padano DOP ricco di tripeptidi utili contro l’ipertensione
Uno studio clinico, realizzato nel 2016 dall’Unità Operativa di Ipertensione dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, guidata dal dottor Giuseppe Crippa, e dall’Istituto di Scienze degli Alimenti della Nutrizione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, in collaborazione con il Consorzio di tutela Grana Padano DOP – presentato a New York al congresso dell’American Society of Hypertension – ha dimostrato che 30 grammi al giorno di Grana Padano DOP, somministrati per 2 mesi, riducono significativamente la pressione alta. I ricercatori italiani hanno condotto uno studio clinico controllato con placebo in pazienti ipertesi, con lo stesso protocollo che si usa per testare l’efficacia dei farmaci (procedura rarissima per gli alimenti), metodologia che dà risultati altamente attendibili e riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale. Lo studio è stato realizzato inserendo nella dieta giornaliera di 30 pazienti (da 45 a oltre 65 anni, 13 femmine e 17 maschi) 30 grammi al giorno di Grana Padano DOP stagionato 12 mesi in quanto particolarmente ricco di tripeptidi che hanno proprietà ACE-inibitori. Gli stessi pazienti, in ordine casuale, hanno assunto un placebo inattivo, cioè privo di tripeptidi. Alcuni di questi peptidi (denominati IPP e VPP) hanno un importante effetto biologico in quanto sono in grado d’inibire l’attività di un enzima (enzima di conversione dell’angiotensina o ACE). Questo enzima è cruciale nella cura dell’ipertensione e i farmaci più diffusi per il suo trattamento agiscono proprio attraverso questo meccanismo (ACE-Inibitori come il ramipril, l’enalapril ecc).
“Sono infatti questi frammenti proteici che si sviluppano nella fermentazione del latte a opera del Lactobacillus helveticus che inibiscono l’enzima che fa aumentare la pressione arteriosa, producendo la conversione dell’angiotensina – racconta il dottor Giuseppe Crippa. Queste molecole raggiungono la massima concentrazione nel Grana Padano stagionato 12 mesi, quello che troviamo a disposizione sul mercato e che noi abbiamo somministrato ai pazienti che non erano riusciti a stabilizzare la loro pressione arteriosa nei 3 mesi precedenti. Al momento dell’inizio della ricerca in tutti i pazienti la pressione era maggiore 140 mmHg per la sistolica e/o maggiore di 90 per la diastolica. Dopo 2 mesi di trattamento con Grana Padano i livelli pressori si sono ridotti in modo significativo (-6 mmHg per la pressione sistolica e -5 mmHg per la pressione diastolica) e, nella maggior parte dei pazienti, la pressione si è normalizzata. Nel rispetto del disciplinare DOP il Grana Padano non può essere commercializzato con una stagionatura inferiore a 9 mesi, e quello che normalmente si trova sul mercato ha in media 12 mesi, proprio il momento in cui i peptidi antipertensivi raggiungono il picco. Dopo tale periodo, procedendo con la stagionatura, la concentrazione di queste molecole antipertensive via via diminuisce”. “È ragionevole pensare – continua il dottor Giuseppe Crippa – che l’effetto antipertensivo ottenuto con il Grana Padano DOP non sia facilmente estendibile ad altri tipi di formaggio perché la specie dei lattobacilli utilizzati, il tipo di caseificazione, la durata e le caratteristiche dell’invecchiamento del Grana Padano sono del tutto particolari e non facilmente riproducibili”. L’effetto del Grana Padano (quale prodotto funzionale) dimostrato da questa ricerca è stato raggiunto nonostante il contenuto di sale, grassi e colesterolo, elementi che in passato hanno portato molti a considerare il formaggio come nemico della salute. In realtà in 30 grammi di Grana Padano, la dose giornaliera data ai pazienti ipertesi, c’è molto meno sodio che in una rosetta di pane ed enormemente meno che in una pizza.
Pomodoro di Pachino IGP i molti benefici del licopene nella buccia
Il Consorzio di tutela del Pomodoro di Pachino IGP ha recentemente attivato una collaborazione con l’Università di Catania attraverso il dipartimento di Biochimica e dipartimento di alimentazione e nutrizione umana, sui composti bioattivi presenti nel pomodoro. “Numerose evidenze scientifiche riportano molteplici effetti benefici del licopene – racconta Valeria Sorrenti, associato di biochimica dell’Università di Catania – inclusa una possibile attività antitumorale. Il licopene è molto abbondante nella buccia del pomodoro, che insieme ai semi viene di solito scartata dalla lavorazione. In un’ottica di economia circolare – ha spiegato Valeria Sorrenti – è fondamentale il recupero di questi scarti per lo sviluppo di prodotti funzionali a elevato valore aggiunto, da impiegare anche in nutraceutica”. Il Pomodoro di Pachino IGP punta così alla valorizzazione, identificando differenziali di qualità nutrizionale.
“A oggi questi differenziali non sono ancora noti – afferma Fabio Galvano, ordinario di alimentazione e nutrizione umana a Catania – e l’esempio dell’arancia rossa può essere un caso a cui ispirarsi, anche se potrebbero non esserci le risorse che ci furono allora per eseguire gli studi completi, anche sugli umani”. Il Consorzio di tutela ha da tempo intrapreso un nuovo cammino che ha come obiettivo quello di comunicare la sostenibilità e gli aspetti nutraceutici di un prodotto che possiede tutte le caratteristiche necessarie per soddisfare un consumatore moderno, attento ed esigente.
“La nuova frontiera che si affianca alla commercializzazione del prodotto fresco e trasformato, ormai conosciuto in tutto il mondo – commenta Sebastiano Fortunato presidente del Consorzio di tutela del Pomodoro di Pachino IGP – è quella della nutraceutica, che ci vede impegnati in numerose attività di ricerca con partner prestigiosi come Università e centri di ricerca”.
Parmigiano Reggiano DOP una fonte unica di selenio
Nell’ambito di una convenzione di ricerca stipulata tra il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II ed il Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano dal titolo “Valorizzazione del formaggio Parmigiano Reggiano DOP in chiave salutistica”, è stato dimostrato che le lunghe stagionature del prodotto (a partire dai 40 mesi) rendono il Parmigiano Reggiano fonte di selenio, un oligoelemento che contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario, alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo, alla normale funzione tiroidea e al mantenimento di unghie e capelli normali.
Maria Daglia, responsabile scientifico dello studio e professore ordinario di Chimica degli Alimenti, afferma “nella ricerca sono stati analizzati campioni di Parmigiano Reggiano di diverse stagionature e stagionalità di produzione. I risultati dello studio ci permettono di dire cheuna porzione da 30 g di Parmigiano Reggiano stagionato 40 mesi apporta una quantità significativa di selenio pari in media al 19,5% del valore nutritivo di riferimento del selenio (assunzioni di riferimento per un adulto 8400kJ/2000kcal), secondo le indicazioni salutistiche consentite ai sensi del Reg. UE n. 432/2012”. Il Parmigiano Reggiano DOP ha un elevato contenuto proteico con oltre 30 g di proteine ad alto valore biologico per 100 g di prodotto. Inoltre, contiene vitamine e sali minerali ed è ricco di calcio e fonte di fosforo, elementi preziosi per il mantenimento di ossa e denti normali, con il grande vantaggio di essere pressoché privo di zuccheri. Essendo quindi naturalmente privo di lattosio, può essere consumato da persone intolleranti a questo zucchero del latte. Anche l’apporto lipidico del Parmigiano Reggiano, per quanto non trascurabile dal punto di vista quantitativo, ha però molti vantaggi dal punto di vista nutrizionale. Il Parmigiano Reggiano contiene infatti acidi grassi saturi a corta e media catena, molto digeribili, e fosfolipidi a cui la letteratura scientifica attribuisce effetti benefici. Le sostanze nutritive, le proteine, la naturale assenza di lattosio, rendono il Parmigiano Reggiano un prezioso alleato per una dieta sana e naturale. Detto ciò, come tutti i formaggi, va mangiato evitando eccessi, nel complesso un consumo di 100-150 g la settimana è consigliato per una dieta bilanciata.
Pecorino Toscano DOP un formaggio “arrichito” per la salute dei conumatori
FORMANOVA è un progetto di foraggicoltura e mangimistica innovative per la produzione di Pecorino Toscano DOP con proprietà nutraceutiche, finanziato con la Misura 124 del PSR 2007- 2013, del Consorzio di tutela Pecorino Toscano DOP con il Centro Ricerche Agroambientali – Università di Pisa e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Queste attività di ricerca hanno messo in luce con chiarezza che il latte ovino prodotto nel periodo di pascolamento primaverile contiene elevate quantità di acidi grassi omega-3, di CLA e di acido vaccenico e che, al di fuori di questa finestra di pascolamento, se non si interviene con innovazioni specifiche che riguardano le catene foraggere e la formulazione di mangimi, non è possibile ottenere latte ovino con quelle caratteristiche. Il formaggio pecorino ottenuto dal latte arricchito mantiene quelle caratteristiche di composizione che hanno un effetto positivo sulla salute umana, aiutando a mantenere inalterate i valori di colesterolemia, anche in soggetti ipercolesterolemici. Il progetto si è sviluppato nell’arco di due stagioni di produzione di latte, per una durata totale di circa 20 mesi, e ha coinvolto cinque allevamenti nella zona di Manciano (GR) e un grosso allevamento della zona di S. Giovanni d’Asso (SI). Gli allevamenti sono stati selezionati dai caseifici coinvolti, rappresentando le aziende pilota all’interno delle quali trasferire le innovazioni proposte. Per ogni azienda sono state valutate le caratteristiche strutturali, il sistema di allevamento, la capacità produttiva del gregge e l’ordinamento colturale alla base dell’autoproduzione di foraggi. I risultati conseguiti hanno portato al miglioramento dell’efficienza produttiva degli allevamenti coinvolti che hanno visto incrementare la quantità di latte prodotto, rispetto ai cinque anni precedenti, da un minimo del 30% ad un massimo dell’80% e alla messa a punto di una strategia efficace e duratura di arricchimento del latte ovino con acidi grassi omega-3, CLA e acido vaccenico, anche al di fuori della finestra di pascolamento primaverile, utilizzando semi di lino estrusi e olio di soia opportunamente mescolati con gli altri ingredienti della razione. Pertanto è stato possibile introdurre sul mercato della nuova tipologia di formaggio (arricchito con acidi grassi omega-3, CLA e acido vaccenico) con etichetta nutrizionale relativa.
Ficodindia dell’Etna DOP: derivati utili nella cura di alcune patologie
Il Consorzio di tutela del Ficodindia dell’Etna DOP si occupa non solo di valorizzare il frutto, ma anche di sostenere lo studio di nuove tecnologie, per intercettare diversi segmenti di mercato, grazie alla collaborazione con l’Università di Catania ed il Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia (PSTS). Oggetto dello studio sono gli scarti del ficodindia, da cui si estraggono pectine, betanine, mucillagini, olio di semi di ficodindia: tutte risorse preziose per le industrie parafarmaceutiche, nutraceutiche e cosmetiche, capaci di raddoppiare l’economia del frutto che già da solo aveva conquistato importanti fette di mercato non solo italiano ma anche internazionale. Il progetto “Go Fico” – spiega Giuseppe Scuderi, presidente del Parco Scientifico – studia l’utilizzo dei derivati del Ficodindia le cui sostanze sono importantissime, oltre al frutto, perché consentono di mettere a punto dei prodotti utili per la cura di alcune patologie come quelle dell’apparato digerente”.
“Questo progetto Go Fico – aggiunge Carmelo Danzì, presidente del Consorzio per la valorizzazione e la tutela del Ficodindia dell’Etna DOP – ci terrà impegnati per diversi mesi e rappresenterà una nuova occasione di sviluppo per tutta la Sicilia. L’iniziativa potrà essere un punto di riferimento anche per i tanti giovani, che, in quest’era di Covid-19 e pandemia, guardano all’agricoltura come opportunità di reddito, ottima collocazione per l’investimento del loro tempo e del loro futuro”. In due anni saranno messe a punto tecnologie e processi virtuosi di estrazione capaci di raggiungere quantità importanti e messe in atto nuove strategie di promozione.
A cura della Redazione
Fonte: Consortium 2021_04