Il Prosecco DOP lo vogliono tutti: cambiano i tempi e le pieghe della campagna raccontano meglio dei numeri la nuova corsa all’oro veneto, una corsa che qualche volta si fa battaglia perché le barbatelle sono improvvisamente diventate gioielli custoditi all’aperto e bersaglio dei ladri; i vigneti visti come la nuova frontiera del reddito dopo l’era dei pannelli solari; le bollicine come gettoni d’oro che s’alzano dai calici e finiscono nel portafoglio.
C’è tutto questo dentro il fenomeno Prosecco, il vino diventato metafora stessa della speranza e della crescita agricola ed economica in Veneto. Con un nuovo Far West, quello del piantare più viti possibili, che scatena la contesa tra chi si improvvisa e chi da generazioni lavora nel business del vino. Una guerra che esplode nel giorno in cui la DOP dello spumante trevigiano per antonomasia decide un ampliamento record di tremila ettari.
A riportare al centro della cronaca la storica passione veneta per i vigneti sono i dati diffusi da Agea, relativi al boom di domande per le autorizzazioni di nuovi impianti viticoli. Su 66 mila ettari richiesti in tutta Italia, oltre la metà arrivano dal Veneto: 34.677. A livello nazionale le domande sono state 12.531, di cui 3.856 nel Veneto.
È questa in sintesi l’arena della battaglia dove si sta combattendo il sogno dell’arricchimento sotto il cielo delle bollicine: tutti ci provano e rincorrono il Prosecco. A livello nazionale, infatti, dopo il Veneto, spunta il Friuli con «soli» 10.876 ettari richiesti, seguito dalla Sicilia con 4.738 e dall’Emilia Romagna con 4.564. Numeri che, se da un lato fanno riflettere sul nuovo fenomeno dell’utilizzo del territorio dopo l’era dei capannoni.
Fonte: Corriere del Veneto