L’analisi quantitativa, realizzata dall’Università LUM e Università del Salento, valuta le imprese produttrici di DOP e IGP appartenenti ai Consorzi di tutela sotto la lente dell’efficienza, della collaborazione e della gestione dei rischi territoriali come quello idrogeologico.
Il forte legame che unisce il settore agroalimentare al territorio rende il legame stesso sui generis e le Indicazioni Geografiche ne sono il risultato più tangibile. Essendo custodi di tale legame, esse sono senz’altro un’ampia fonte di spunti empirici interdisciplinari e possono rappresentare un potente espediente per rispondere ai rischi idrogeologici. La tutela delle Indicazioni Geografiche è resa possibile anche attraverso le forme di collaborazione dei Consorzi di tutela dei prodotti DOP e IGP, che garantiscono la serietà dei produttori e contrastano le contraffazioni. Questo studio mira a valutare l’efficienza delle imprese produttrici di DOP e IGP appartenenti ai Consorzi di tutela, considerando l’impatto del rischio idrogeologico e la vocazione a cooperare nel territorio in cui operano. L’analisi è un approccio quantitativo che sfrutta una tecnica afferente al benchmarking. Nel dettaglio, esaminando le imprese accomunate da un simile paradigma produttivo, si misura l’abilità di ciascuna nel trasformare gli input in output, guardando alle best practices, il benchmark al quale puntare. Questo approccio ha impegnato molti ricercatori nel corso degli anni nel valutare l’efficienza delle imprese agricole. Partendo dall’esame della letteratura scientifica, tale lavoro adatta la tecnica alla realtà delle Indicazioni Geografiche cogliendo i rapporti con il territorio delle stesse. Si sceglie di analizzare l’Italia, in quanto mostra numerosi marchi di origine DOP e IGP e, al contempo, vanta una tradizione storica nella diffusione di forme organizzative di tipo collaborativo. Infatti, il ruolo preminente dei Consorzi nel contesto italiano mostra una consolidata presenza nella storia, caratterizzando realtà locali nel Medioevo, nei primi del Novecento e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le prime forme consortili sono nate su iniziativa di cattolici, socialisti e poi comunisti e liberali, come organizzazioni dall’integrazione simmetrica. Con il passare degli anni questa forma ha riscontrato un grande successo per i consorzi agroalimentari italiani, facendo emergere le piccole realtà locali del settore e proteggendo il marchio DOP e IGP. La trasparenza del marchio permette di ottenere informazioni sulle caratteristiche del prodotto, trasmettendo, anche a livello internazionale, l’identità territoriale in cui ha avuto origine e si è consolidato. L’analisi del contesto italiano risulta particolarmente rilevante anche alla luce della presenza dell’Italia tra gli attori maggiormente attivi all’interno della Common Agricultural Policy, la politica comune europea che punta a offrire ai cittadini d’Europa cibo di qualità, sicuro ed economico. Nonostante tali punti di forza, il settore agroalimentare Italiano è minacciato da contraffazione, inflazione su prodotti e servizi e, non ultimo, clima avverso. Gli eventi disastrosi che hanno interessato l’Italia sono una conferma dell’incombente necessità di rallentare l’impatto umano sul territorio e velocizzare, invece, la creazione di sistemi a protezione strategica degli attori della filiera. Dunque, l’analisi del capitale territoriale solleva timori che richiedono ulteriori misure per rinforzare tali collaborazioni. Questa ricerca contribuisce alla letteratura esistente fornendo una visione di efficienza con utili implicazioni per il contesto italiano.
Chiara Colamartino, assegnista di Ricerca e Dottoranda in EMSI presso l’Università LUM “Giuseppe Degennaro” (Casamassima, Italia). Sviluppa ricerca sulle alleanze tra aziende per l’innovazione nella comunità locale attraverso modelli econometrici.
Anna Rita Dipierro, assegnista di Ricerca presso Università del Salento e Dottoranda in EMSI presso l’Università LUM “Giuseppe Degennaro” (Casamassima, Italia). I suoi interessi: machine learning e analisi di efficienza nel settore pubblico e privato.
Metodologia
Lo studio adotta la Data Envelopment Analysis, tecnica non parametrica qui utilizzata per valutare l’efficienza economica delle imprese consorziate DOP e IGP. Nel dettaglio, si misura l’abilità di trasformare variabili di input (il numero di lavoratori e le immobilizzazioni materiali) in output (vendite), dati ottenuti dal portale Analisi Informatizzata delle Aziende Italiane (AIDA). L’efficienza è misurata ipotizzando che nel processo di input-output vi sia l’influenza di due fattori esterni: l’impatto del capitale territoriale di forma fisica, tramite il dato Ispra sul rischio idrogeologico delle sedi delle aziende consorziate, e di forma economica, ottenuto attraverso un indice di cooperativismo calcolato per ogni sede delle imprese analizzate. Questo indice è calcolato mediante il rapporto tra la somma del numero di nuove cooperative e consorzi per ogni Comune italiano, rapportato al numero totale di imprese. Questi punteggi di efficienza economica condizionata al capitale territoriale ottenuti per ogni unità statistica sono stati aggregati per Consorzio di tutela di appartenenza per contestualizzare il fenomeno a livello regionale e osservare il punteggio medio di ogni Consorzio.
Risultati e discussione
La metodologia proposta è stata applicata su un campione rappresentativo di imprese consorziate operanti in 406 diversi Comuni italiani, dal 2011 al 2020. Il campione conta 340 imprese lattiero-casearie, appartenenti a 27 diversi Consorzi di tutela, e 277 imprese di carni fresche e salumi, afferenti a 23 diversi Consorzi di tutela. Dopo aver valutato l’efficienza delle imprese campionate, l’analisi mira a identificare se la concentrazione geografica e la longevità dei consorzi influenzano positivamente il livello di efficienza medio dei consorzi in una determinata regione. L’analisi conduce all’attribuzione per ciascuna impresa del campione di uno score di efficienza economica condizionata al capitale territoriale, che va da 0 a 1, indicando con 0 una situazione di mancanza di efficienza e con 1 una realtà efficiente. Mediante l’utilizzo di grafici radar, si mostra lo score di efficienza medio per i consorzi impegnati nel settore lattiero-caseario (Figura 1) e delle carni fresche e salumi (Figura 2). Le distribuzioni mostrano valori mediamente bassi, con una maggiore eterogeneità riscontrata per i consorzi del settore carni fresche e salumi, rispetto a quelli operanti nel settore lattiero-caseario. Per questi ultimi, primeggiano il Salva Cremasco DOP e il Taleggio DOP, entrambi consorzi con sede in Lombardia, seguiti dal Piemonte con i suoi Toma Piemontese DOP e Bra DOP. Per il settore delle carni fresche e dei salumi, la Lombardia è, anche in questo caso, la realtà più efficiente, grazie alla performance del consorzio del Salame di Varzi che valorizza la media regionale. L’Emilia Romagna ospita il numero più alto di consorzi ma mostra un’alta variabilità interna dell’efficienza tra i singoli consorzi presenti. Inoltre, la concentrazione geografica dei consorzi e la longevità degli stessi risultano impattare positivamente sul grado di efficienza economica dei consorzi, quando condizionati per le variabili di capitale territoriale considerate. Si dimostra, dunque, la presenza di economie di apprendimento e dell’efficacia di piani strategici che negli anni si sono rivelati cruciali per il successo.
Conclusioni
Lo studio osserva la realtà produttrici di Indicazioni Geografiche italiane con un approccio metodologico robusto, atto a valutare l’efficienza delle imprese operanti. La novità del lavoro emerge nell’introduzione del rischio idrogeologico e della vocazione a cooperare delle aree come fattori che accomunano le imprese presenti sullo stesso territorio. Entrambi i fattori risultano essere senza dubbio determinanti nella vita di un consorzio: il consorzio è un espediente chiave per la convivenza con i rischi territoriali. In un settore come l’agroalimentare, sempre più vulnerabile agli impatti climatici e all’aumento dei prezzi, mantenere un costante impegno verso l’eccellenza qualitativa rappresenta il cardine per garantire la sopravvivenza delle imprese nel lungo termine. La ricerca sottolinea come i Consorzi di tutela, per loro stessa natura custodi di qualità, sono organizzazioni che giocano un ruolo fondamentale per l’economia nazionale. Il supporto degli stessi con incentivi burocratici ed economici per favorire l’entrata di nuovi attori nella filiera DOP e IGP, l’inserimento e la condivisione di conoscenze a consulenza delle imprese e dei consorzi stessi possono favorire il trend in crescita dell’agri-food italiano di qualità. La ricerca si inserisce nel filone della letteratura sulle Indicazioni Geografiche e sulle analisi di efficienza nel settore agroalimentare, rilevando un’innegabile vocazione a cooperare riscontrata in specifiche aree italiane. Nonostante le risultanze introdotte dalla ricerca qui presentata, lo studio non è privo di limitazioni, che saranno oggetto di futuri studi. Si pensi alla possibilità di estendere l’analisi al contesto europeo, e ad altri settori oltre a quelli qui di interesse, così come all’inclusione di aspetti inerenti altre forme di capitale territoriale che catturino l’associazionismo delle comunità e aspetti culturali che possano essere chiave per l’attitudine a cooperare.
Riferimenti ricerca
Titolo
What Lies Behind the Success of Italian GIs products? Questioning Tradition in Consortia via Aggregated Conditional EfficiencyAutori
C. Colamartino, A.R. Dipierro, P. Toma, M. FrittelliFonte
Socio-Economic Planning Sciences, Volume 87, Part B, June 2023, 101578
https://doi.org/10.1016/j.seps.2023.101578
A cura della redazione
Fonte: Consortium 2024_01