La Stampa
Latte trasformato in oro da tavola e messo a stagionare dai dodici ai ventiquattro mesi in questi caveau di campagna. Il ciclo della trasformazione del formaggio e un moto perpetuo, non si arresta mai. E non lo ha fatto neanche il venti maggio, quando la terra ha divorato le case, spingendo l’urto delle sue onde indifferenti fino a qui, periferia estrema di Bologna. «Il nostro mondo e cambiato. Ma lentamente stiamo rimettendo le cose a posto». Oriano Carretti, casaro e titolare dello stabilimento infilato nella coltre sugnosa di Via Imbiani, racconta che quella mattina ha svegliarlo non furono le scosse- che sarebbero arrivate quasi venti secondi dopo- ma il muggito disperto delle sue duecentotranta vacche.”Il primo pensiero è stato: sta bruciando la stalla”. Anche i cani sembravano impazziti. ” Poi ho avvertito un soffio che veniva dal sottosuolo, infine un rumore assordante, come se stesso scaricando in cortile venti camion di ghiaia grossa così. Siamo corsi fuori”.