Le Indicazioni Geografiche da nicchia produttiva rappresentano ormai un fattore chiave della crescita del made in Italy nel mondo, con un valore all’export di 7,8 miliardi di euro, pari al 21% delle esportazioni del settore agroalimentare e un trend positivo che sfiora la doppia cifra con un +9,6%». Enrico Corali, presidente dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare Ismea, commenta così il rapporto numero 14 sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop, Igp, Stg realizzato dall’istituto in collaborazione con Qualivita.
Il report mette in evidenza come il paniere delle denominazioni d’origine si sia arricchito sia in quantità – 814 marchi di protezione tra cibo e vino – e anche in valore (+2,6%), raggiungendo i 13,8 miliardi alla produzione nel 2015. Numeri che permettono all’Italia di restare prima in Europa. «Con Expo – ha detto Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita – il valore del brand Italia nel comparto Wine and Food è aumentato del 5% in un anno. La sfida ora è portare più prodotti nello Street food e nelle catene internazionali della pizza e del caffè». Secondo il viceministro delle politiche agricole, Andrea Olivero «sono dati importanti perché ci dicono che la Dop protegge dalle crisi di mercato. Prodotti e territorio sono un binomio vincente per l’Italia».
Ma l’Italia è anche prima al mondo per numero di controlli a tutela della qualità e dei consumatori. In un anno le operazioni di controllo delle produzioni agroalimentari nazionali e dei vini certificati sono state 9.652 per un totale di 11mila azioni tra controlli veri e propri e analisi di laboratorio, ha precisato Stefano Vaccari, capo dipartimento dell’Ispettorato centrale Qualità Repressione Frodi (Icqrf). Un monitoraggio che prevede anche tempestivi interventi come «proprietario del nome» fuori dai confini nazionali e soprattutto sul web.
Fonte: La Stampa