Creare decine di milioni di euro di ricchezza e tremila posti di lavoro su una nuova DOP: quella del Pane Toscano, prodotto sulla base di un disciplinare che coinvolge tutta la filiera, dal coltivatore di grano tenero al panificatore che per la lievitazione userà pasta acida invece che lievito di birra. Il progetto affronta l’ultimo miglio: dopo aver superato sbarramenti dell’industria alimentare e dei molitori, superati gli esami in Regione e poi al ministero, adesso il piano attende dall’Unione Europea il sigillo della DOP. Questione di settimane, al massimo mesi, per quel riconoscimento che secondo gli addetti ai lavori farà decollare il progetto dalla sperimentazione all’applicazione su larga scala capace di generare grandi ricadute economiche.
«Il progetto pilota- racconta Roberto Pardini (foto), direttore del Consorzio di promozione e tutela del Pane Toscano a lievitazione naturale -ci dice che è possibile ottenere un prodotto di alta qualità, che per di più si conserva per diversi giorni rispetto al pane tradizionale, ad un prezzo finale concorrenziale, intorno ai 3,5 euro al chilo, contro i 4 euro di pani come quelli di Montaione e Altopascio non garantiti da disciplinare e controlli, i 5 euro del pane condito, i 2 euro del pane che si può definire toscano solo perché sciocco. Siamo convinti che il riconoscimento della DOP lancerebbe il progetto convincendo molti agricoltori a dedicarsi una volta per tutte alla produzione di grano tenero, che è già in sensibile crescita ed è indispensabile alla realizzazione del piano complessivo».
Il primo step è raggiungere una produzione di 75.000 tonnellate di grano tenero, producendo così un valore che si avvicina ai 20 milioni di euro, considerando il prezzo di 250 euro a tonnellata riconosciuto a chi ha accettato di dedicarsi alla produzione di grano tenero. Obiettivo nel lungo periodo 3.000 nuovi posti di lavoro nella filiera che dai campi porta alla commercializzazione anche oltre regione e passa attraverso i panifici.
Fonte: La Repubblica Firenze