Non solo caffè dal Nicaragua o cacao dalla Bolivia. Ma anche pomodori coltivati in Puglia e olive raccolte in Toscana.
La nuova frontiera del commercio equo e solidale parla italiano. Se tradizionalmente il fair trade, avviato negli anni Sessanta, riguardava esclusivamente gli scambi etici con i Paesi del Sud del mondo, oggi iniziano a farsi spazio anche i produttori locali italiani.
La filosofia è quella di sempre: giustizia sociale al posto del profitto, divieto di ricorrere al lavoro minorile, lotta a sfruttamento e povertà, sviluppo sostenibile, cura per l’ambiente. Una prassi che non potrebbe funzionare economicamente se non poggiasse su consumatori consapevoli, che esigono di acquistare prodotti buoni e giusti.
Questo mercato non convenzionale vanta in Italia un fatturato annuo di quasi 1 milione di euro, raggiungendo 500 lavoratori, 200 punti vendita, 3.500 volontari e 28mila associati. Il riconoscimento formale di commercio equo e solidale anche ai produttori del Bel Paese è recente.
[…]
Fonte: Corriere della Sera