Hanno tenuto i vini “classici” Barolo e Brunello, confermata la crescita dei prosecchi. Il futuro, però, passa dalle bottiglie di biologico.
A dispetto del lockdown e della frenata dei canali horeca, il settore vitivinicolo nazionale sembra non aver risentito della pandemia. Ad affermarlo è il Rapporto annuale dell’ente certificatore Valoritalia (due miliardi di bottiglie certificate per un controvalore di circa otto miliardi di euro) in base al quale l’imbottigliato complessivo nel 2020 ha mostrato una crescita dell’1% rispetto all’anno precedente.
Una tendenza al rialzo che è partita all’inizio del secondo semestre 2020 ed è proseguita ininterrottamente per i successivi 14 mesi. Basti pensare all’andamento degli imbottigliamenti: nei primi otto mesi del 2021 hanno registrato un incremento del 12% rispetto allo stesso periodo del 2020. Da un punto di vista regionale, la crescita ha interessato quasi tutta Italia con punte molto elevate in Toscana (+26%), Veneto (+18%) e Piemonte (+12%).
“Sono numeri che vanno letti con estrema soddisfazione, perché testimoniano la bontà del lavoro svolto per fronteggiare una crisi senza precedenti – dichiara Francesco Liantonio, presidente di Valoritalia -. Un risultato positivo, agevolato dalla tempestività con la quale le istituzioni hanno affrontato l’emergenza. E sostenuto dalla capacità dimostrata da parte di enti come il nostro, oltre che dai player dell’intero mondo produttivo, di mantenere saldo il timone pur di fronte a una tempesta di portata mondiale“.
Due gli aspetti più interessanti che emergono dallo studio. In primis, la conferma del successo del “sistema prosecco” ovvero delle denominazioni Prosecco DOP, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOP e Asolo Prosecco DOP. Se nel 2020 hanno superato la soglia complessiva dei 611 milioni di bottiglie prodotte e collocate sul mercato (+3,3% rispetto al 2019), nei primi otto mesi del 2021 hanno messo a segno un ulteriore +25%, pari a quasi 90 milioni di bottiglie in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il secondo aspetto è legato, invece, alla sostanziale tenuta delle denominazioni di punta della viticultura italiana, che hanno di fatto trainato l’intero settore. Esemplificativi sono i casi del Barolo e del Brunello, cresciuti nel 2020 rispettivamente del 4% e dell’11%, ma che tra gennaio e agosto 2021 hanno realizzato un’ulteriore crescita del 28% e del 53%.
“Un lavoro capillare che ha contribuito a tenere in linea di galleggiamento l’intero comparto – aggiunge Giuseppe Liberatore, direttore generale Valoritalia -. La nostra presenza sul territorio costituisce un valore che viene riconosciuto dal sistema delle Do e che, al contempo, offre al sistema un contributo fondamentale tanto sul mercato interno quanto su quelli esteri. Le proiezioni sulle tendenze del 2021, assolutamente positive, non fanno che confermare la validità della strada intrapresa“.
Fonte: La Repubblica