Non bastavano le problematiche di natura occupazionale ed economica legate alla pandemia a rendere difficoltoso il lavoro delle aziende vitivinicole in questo nefasto 2020. Pochi giorni fa ci si sono messe anche la pioggia e la grandine, che si sono abbattute sulla provincia di Verona domenica 23 agosto, a fare danni, non soltanto in città, ma anche nelle immediate vicinanze, colpendo soprattutto i vigneti della Valpolicella a poche settimane dall’inizio della vendemmia.
Per fortuna, però, da una prima analisi effettuata del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella, sembra che il grande disastro sia stato limitato e che riguardi soltanto una parte dell’area di produzione della DOP Valpolicella. È stato lo stesso presidente del Consorzio, Christian Marchesini, sul sito dell’Unione Italiana Vini a stemperare l’apprensione. “La zona colpita rappresenta circa il 4 % della superficie vitata della Valpolicella – ha affermato Marchesini – e di conseguenza possiamo affermare tranquillamente che la vendemmia non rischia di essere compromessa da questo evento atmosferico. Ora attendiamo che le prime valutazioni trovino il conforto dei rilievi tecnici effettuati dalle autorità preposte che sono proseguite in questi giorni. Determinante – conclude Marchesini – sarà anche l’andamento meteorologico dei prossimi giorni, quelli che ci separano dalla raccolta, per poter valutare la resa in termini di qualità della vendemmia“.
Dall’azienda Tommasi, storica cantina con 215 ettari nelle zone D.O.C. di Verona e nella zona della Valpolicella Classica, l’enologo e Agronomo Giancarlo Tommasi conferma che la situazione è sotto controllo: “Siamo stati abbastanza fortunati nel comune di Sant’ambrogio, dove selezioniamo le uve per Amarone e Ripasso. Ci sono stati tanta acqua e tanto vento, ma nessun danno significativo. Qui a Pedemonte, dove abbiamo la sede aziendale, la grandine è passata, ma non in modo drammatico. Per la zona della Valpolicella classica pare che sia andato tutto bene, mentre abbiamo sentito alcuni colleghi delle cantine della Valpolicella allargata che hanno subito purtroppo danni anche ingenti. Comunque, per capire meglio come andrà l’annata, staremo a vedere come sarà questa vendemmia in quest’anno così strano“, ha concluso Tommasi.
Risparmiata dal nubifragio, invece, è stata l’area vitata del Soave DOP, che si prepara a una vendemmia baciata da ottime escursioni termiche con uve Garganega e Trebbiano di Soave di buona qualità e produzione nella media. L’inizio della raccolta è previsto per il 20 settembre, dopo una stagione meteorologica benevola e particolare che ha mantenuto l’acidità e favorito la formazione di composti aromatici negli acini. Ad un inverno mite è seguito un germogliamento in anticipo, le piogge e le basse temperature di aprile e maggio hanno consentito una perfetta fioritura a giugno.
I tecnici del Consorzio Tutela Vini Soave hanno visto vigne sane nei mesi estivi ma sono impegnati a monitorare il mal d’esca e la flavescenza dorata, in aumenti” “Ci stiamo preparando a una vendemmia promettente ma con qualche nuvola all’orizzonte, ha affermato Sandro Gini, presidente del Consorzio. La stima di produzione di vino Soave, dopo la decisione di abbassare le rese quest’anno, è di 450.000 ettolitri nell’ambito di una DOP che nel 2019 ha totalizzato 47 milioni di bottiglie, di cui 12 di Soave classico.
L’uva Garganega, in 5.970 ettari vitati, costituisce la spina dorsale viticola del bianca, la cui filiera è costituita da 2.870 viticoltori, 190 produttori di vino e 50 aziende imbottigliatrici. Se la Germania detiene una quota del 29% come principale Paese di esportazione, seguono Italia e Regno Unito con il 15%, oggi la denominazione si sta risollevando dagli effetti del lockdown imposto dal Covid-19 che aveva bloccato gli imbottigliamenti, con segnali positivi dal mercato tedesco. “Stiamo recuperando – anticipa il direttore Aldo Lorenzoni – con dati incoraggianti che giungono dagli imbottigliamenti, ma tutto dipenderà dalle condizioni di emergenza sanitaria di ogni singolo Paese“.
Fonte: L’Arena