L’industria salumiera ha prodotti di qualità grazie anche alla filiera e alla tracciabilità che bisogna solo valorizzare
In Italia ci sono diversi modi per riconoscere e valorizzare l`identità e il valore del proprio Paese, uno di questi, forse il più necessario tra tutti, riguarda la sfera agroalimentare, la qualità e l`unicità del prodotto, la narrazione del quotidiano in cui forma e sostanza coincidono, la fatica del lavoro che si placa con un sapore da esplorare con i sensi, la merenda che si traduce in pane e salume, filo conduttore millenario di costumi e storie straordinarie, la vita che si racconta da sé.
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C’è poi un dato che bisogna mettere in rilievo: sono 43 i salumi italiani con il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) o IGP (Indicazione Geografica Protetta), fortemente distinti per le loro tradizioni ben radicate e per il rispetto di ferree regole produttive nelle varie aree geografiche.
L’offerta del tagliere dei sapori è inimitabile e sebbene la storia del suino nasca in buona parte nell’area di confine tra Emilia-Romagna e Lombardia, il Sud rimane protagonista, l’industria salumiera ha dei prodotti di eccellenza grazie anche alla filiera e alla tracciabilità che bisogna solo valorizzare.
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La magia è in un elemento naturale che interviene senza clamore, in silenzio, ponendo un marchio speciale a questo salume rispetto al resto del reame della norcineria italiana: è la brezza marina del Tirreno che modella la stagionatura.
Potrei continuare ad enumerare gli esemplari unici del territorio, come la Lucanica di Picerno IGP, che di recente ha ottenuto con merito il riconoscimento IGP, insaccato risalente all’epoca romana che ha come stella invariabile l’utilizzo del finocchietto selvatico dell’Appenino Lucano durante la realizzazione con i tagli pesanti come la spalla e il sottospalla, o il Capocollo di Martina Franca IGP che tratta una parte di finissima qualità che corrisponde alla punta del filetto, e lo farei con rinnovata intensità se non sapessi che assaggiare è il verbo che supera quello di scrivere, il miglior modo per raccontare il Sud è viverlo attraverso il gusto, che si adotti dunque questa pratica, la migliore.
Fonte: Quotidiano del Sud