Intervista a Gianluca Gallo, Assessore all’Agricoltura e Risorse agroalimentari della Regione Calabria, sull’impegno di un territorio che crede nell’agricoltura di qualità, bio e sostenibile e dice no al glifosato
La Calabria possiede un ricchissimo e prezioso patrimonio di biodiversità e uno straordinario paniere composto da 38 prodotti agroalimentari e vitivinicoli registrati, a cui si sommano le 3 STG nazionali e 2 registrazioni Spirits. Di questi, 19 prodotti appartengono al comparto Food e altrettanti a quello Wine. La particolarità del clima e del terreno, danno vita in Calabria, a una varietà di prodotti, alcuni unici al mondo, che pongono la regione come uno dei grandi simboli del ricco patrimonio agroalimentare nazionale.
Assessore Gallo, come hanno reagito i settori agroalimentare e vitivinicolo calabresi alla pandemia? Quali sono stati i comparti più colpiti? Quali non hanno sofferto?
Su indicazione delle associazioni agricole, abbiamo dichiarato lo stato di crisi per 4 comparti: florovivaistico, agriturismo, vitivinicolo e lattiero caseario. I primi di ottobre abbiamo attivato il bando della Misura 21, detta Misura Covid che dovrà ristorare le perdite di questo settore, aziende e imprenditori. La Calabria, stanziando 21 milioni di euro, è la seconda regione in Italia come impegno di risorse nel settore; è questa la nostra risposta. Abbiamo avuto critiche dai comparti olivicolo e agrumicolo che si sono sentiti esclusi dai provvedimenti, ma durante il fermo del lockdown questi settori non erano in produzione. La risposta della regione ha voluto aiutare chi in quella fase ha subito gli effetti della chiusura.
Il paniere agroalimentare e vitivinicolo DOP IGP calabrese conta 38 prodotti registrati, solo 1700 operatori, è la sedicesima regione per impatto economico a livello nazionale. Quale sarà la sua politica per sviluppare il settore delle Indicazioni Geografiche?
Il Covid è una grande tragedia ancora non quantificabile. Nella prima fase post lockdown, durante la stagione estiva, quando la situazione appariva più tranquilla, la Calabria è stata fra le Regioni preferite come meta turistica degli italiani, siamo saliti al 5° posto come gradimento; l’enogastronomia, in quel periodo ha avuto un buon recupero. I prodotti DOP e IGP negli ultimi anni, hanno avuto un aumento di gradimento da parte del consumatore. La Calabria, grazie a scelte fatte da anni, oggi è la terra con maggior superficie agricola a biologico d’Italia e la sesta in Europa; questa è una caratteristica importante che dobbiamo rilanciare. Anche le DOP IGP possono essere bio, i produttori dicono che le produzioni bio non sono abbastanza remunerative, i ricavi non sono pari ai costi e i nostri aiuti non sono sufficienti a far recuperare gli spazi economici perduti. Ma noi ci crediamo, miglioreremo l’offerta e cercheremo mercati più attenti ai prodotti biologici.
Quanto è curato l’aspetto della comunicazione dalle produzioni certificate calabresi? Esiste un brand per l’agroalimentare calabrese?
C’è chi lavora bene e chi deve ancora fare molto, purtroppo la Calabria non ha ancora un brand che travalichi il nostro confine. Il Consorzio Patata della Sila è un esempio positivo; sono per lo più giovani imprenditori con un approccio moderno, tecnologico e molta attenzione verso la comunicazione. Sono in continua espansione e rappresentano un esempio di buona comunicazione. Partendo dal riconoscimento IGP, hanno sviluppato un percorso che prevede anche la produzione biologica. Un forte marcatore identitario della nostra Regione è la scelta di proibire l’uso del glifosato1, il dannosissimo diserbante della Bayer, catalogato dalla Iarc – l’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’OMS- tra le sostanze potenzialmente cancerogene.
Assessore, lei recentemente ha partecipato alla presentazione del Consorzio di tutela dei Fichi di Cosenza DOP. Quali saranno le linee guida dei nuovi PSR per costruire una rete solida di consorzi di tutela che abbiano la possibilità concreta di sostenere le imprese del settore?
Nei prossimi anni il PSR andrà semplificato, 20 misure sono troppe. Dovremo puntare su bandi settoriali e sulla cooperazione. I costi di promozione e di studio sono elevati per i singoli, ma possibili per i Consorzi. Vogliamo essere una regione green, diversa dal passato, con attenzione per la tutela del proprio ambiente e accogliente.
Quale sarà la sua politica a sostegno delle denominazioni del vino?
Continueremo a investire. Nei mesi del lockdown abbiamo cercato di tutelare le nostre aziende e le cantine, abbiamo autorizzato la vendemmia verde selettiva2. Noi, come la Sicilia, abbiamo scelto di tutelare i vini IGP, più che le DOP. Siamo consapevoli che serva una maggiore organizzazione, anche qui è strategica la promozione; nei prossimi mesi inizierà una politica di promozione condivisa da tre Consorzi calabresi, che punterà sui nostri rossi, forti e corposi.
In Calabria ci sono prodotti unici e riconosciuti nel mondo che non riescono a trovare una collocazione adeguata sul mercato internazionale come la Liquirizia di Calabria DOP, il Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale DOP e altri come la Nduja che ancora deve essere registrata. Come sviluppare questi prodotti con potenziale inespresso?
Per sostenerli serve un PSR semplificato: siamo convinti che la promozione del territorio passi attraverso la promozione dei prodotti. Per questo, secondo linee guida ben presenti nel programma della compianta Presidente Santelli, proprio alla promozione di marchi e prodotti erano riservati un’attenzione, uno spazio e investimenti rilevanti. Perseguiremo questi obiettivi a partire dalle eccellenze del territorio. Ne cito alcune, solo come esempio: le Clementine di Calabria IGP, il Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale DOP, il Fichi di Cosenza DOP.
Fonte: Consortium 2020_04