Non potevamo non aprire questo numero di Consortium con l’approvazione del nuovo “testo unico della qualità”, che dopo la votazione dello scorso novembre si avvia alla fase conclusiva prevista nella primavera 2024. Tale Regolamento apre scenari nuovi sia in Europa che nei singoli Paesi per il settore DOP IGP, dove dovrà essere recepito attraverso delle rinnovate norme nazionali.
Per l’Italia sarà l’occasione per confermare il proprio ruolo di capofila politico e istituzionale quale guida e punto di riferimento in Europa nell’attuazione delle politiche per i sistemi IG. Risulterà necessario modellare il ridisegno organizzativo del Ministero in coerenza con le nuove sfide e individuare strumenti più efficaci per sostenere il progresso e l’affermazione delle tante filiere IG nate negli ultimi 20 anni – e dei relativi Consorzi – che risultano ancora fragili. Senza però dimenticare le esigenze dei “campioni” della Dop economy nella prospettiva di una nuova competizione globale.
Prima di entrare nel vivo dei temi della ricerca affrontati in questo numero della rivista, una riflessione doverosa anche sui dati del Rapporto Ismea-Qualivita 2023 presentato a dicembre a Roma.
Il superamento dei 20 miliardi di valore raggiunto dal comparto delle DOP IGP del nostro Paese rappresenta un bel risultato dopo il lungo periodo della pandemia. L’80% delle province italiane si dimostra in crescita, indicando come l’impatto delle Indicazioni Geografiche sia un fenomeno generalizzato, che non riguarda solo i big del Centro-Nord.
Ciò che invece destabilizza e preoccupa sono le ripetute emergenze che si evidenziano negli areali di produzione delle filiere DOP IGP italiane. Fra crisi climatiche, parassiti, patologie animali e vegetali e mancanza di manodopera specializzata, il lungo elenco delle criticità che impattano in modo crescente sul settore della qualità agroalimentare e vitivinicola ci dimostra come sia sempre più necessario mettere in campo una vera e propria strategia nazionale. La salvaguardia del nostro patrimonio enogastronomico passa da un’efficace connessione fra ricerca scientifica e filiere produttive.
Proprio in tema di ricerca, fra gli argomenti più dibattuti dell’ultimo periodo vi sono senza dubbio quelli relativi all’intelligenza artificiale e alla blockchain, che ha trovato posto anche nel DDL Made in Italy di recente approvazione da parte del Parlamento. Di certo il sistema produttivo alimentare può avere nella transizione digitale un forte alleato per migliorare la propria sostenibilità.
L’innovazione è dunque un tema che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, riguarda da vicino un sistema tradizionale come quello delle Indicazioni Geografiche, che dimostra così di essere pronto a implementare nuove tecnologie e modelli organizzativi, grazie anche alla formazione di reti sociali stabili che permettono ai produttori di trasferire e acquisire nuova conoscenza. Abbiamo dunque cercato in questo numero di cominciare a porre un focus particolare sul tema delle innovazioni digitali, attraverso i risultati di alcuni studi condotti da varie Università italiane.
Ciò che emerge, al netto del grande dibattito etico intorno all’uso delle tecnologie, è che queste si dimostrano strumenti efficaci nel garantire alle filiere certificate DOP e IGP tracciabilità e sicurezza, combattendo frodi e fenomeni come l’Italian Sounding, e comunicando allo stesso tempo il valore del territorio ai consumatori. A questo proposito risulta di grande importanza anche il lavoro di IPZS nel garantire tracciabilità e trasparenza grazie a progetti come il Passaporto Digitale.
Editoriale a cura di Mauro Rosati, direttore editoriale Consortium
Fonte: Consortium 2023_04