DopEconomy, le vendite dei prodotti IG sono in calo per almeno 3,4 mld, contrazione dell’export per circa 200 mln.
Il Covid dà uno scossone alle Denominazioni italiane. Nel 2020 i prodotti a indicazione geografica potrebbero perdere vendite per almeno 3,4 miliardi di euro. La pandemia ha dimostrato che i prodotti di maggiore qualità sono più vulnerabili. Secondo Ismea, il business dei vini accuserà un calo di un miliardo di euro nel canale Horeca. A questo andrà aggiunta una contrazione dell’export per circa 200 mln e quasi 1,5 miliardi di fatturato riconducibile al circuito dell`enoturismo. Nel settore lattiero caseario la perdita potrebbe raggiungere i 230 mln, con un rosso di circa 100 mln dell`export. Per i salumi il calo è di 120 mln, più 30 dell`export. Nelle carni fresche la contrazione è di 10 mln, soprattutto per le difficoltà di collocamento di alcuni tagli pregiati.
«Stimiamo che le vendite di Aceto Balsamico di Modena IGP», commenta il direttore del consorzio Federico Desimoni, «perdano fino al 10% del valore e al 5% dei volumi. Hanno sofferto, in particolare, il prodotto premium e i piccoli produttori, questi ultimi con cadute di volumi fino al 30-40%. La grande distribuzione ha dato una mano, ma non ha compensato le perdite. Nonostante tutto le nostre imprese sono solide e non avendo esposizioni finanziarie rilevanti riusciranno ad andare avanti senza scossoni anche nel 2021, sempre però che si manifesti un graduale ritorno alla normalità». Nel 2019 l’Aceto Balsamico di Modena IGP dichiarava un giro d’affari al consumo vicino al miliardo.
Trend più pesante nel business del Prosciutto di Parma DOP. Dal consorzio riferiscono che il calo della domanda si è avvertito al banco taglio dei supermercati e in seguito alla chiusura dell’Horeca. Trend solo in parte compensato dal +20% delle vaschette che vale solo il 10% del totale. Durante la prima ondata, il calo aveva toccato punte del -30%-35% con i produttori costretti a rallentare la produzione per i magazzini traboccanti di prodotto finito invenduto. Il consorzio prevede una contrazione delle vendite, a volume, nell’ordine del 10% – 15%, anche se rimangono incognite legate alle festività natalizie e all`export.
Carenza di domanda e eccesso di produzione sono alla base del taglio del 3% per un triennio della produzione deciso dai Consorzi del Parmigiano Reggiano DOP e del Grana Padano DOP, prodotti di punta del made in Italy che, insieme, rappresentano oltre 3 miliardi di valore della produzione. Il Consorzio del Parmigiano ha disposto inoltre il ritiro dal mercato di 320 mila forme fino a marzo 2021 e il Grana Padano DOP di 120 mila forme.
L’Italia vanta 838 prodotti a Indicazione Geografica, di cui 526 nel vino e 312 nel cibo. Il valore alla produzione 2019 stimato da Ismea-Qualività è di 16,9 miliardi (di cui 9,5 all’export), il 20% del totale agroalimentare.
«Con la pandemia sono emerse delle falle nel funzionamento delle grandi catene del valore che coinvolgono anche le IG», osserva Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea. «In questo contesto di crisi, si giocherà tutto su resilienza aziendale e produttiva».
«Nel comparto delle DOP IGP», interviene Mauro Rosati, direttore di OriGIn Italia, l’Associazione dei consorzi di tutela, «sono stati i piccoli produttori a subire il colpo più duro. È quindi emersa la necessità di rafforzare un sistema composto da molte realtà che, seppur piccole, rappresentano un valore inestimabile per i nostri territori».
A peggiorare la situazione, sulla DopEconomy incombe la minaccia del Nutriscore. molto grave», ammette Borriello, «ma, al tavolo europeo, la ministra Bellanova ha rigettato completamente il documento. Italia isolata dai grandi Paesi europei? La questione si gestirà all`interno di un quadro più complesso a livello Ue».
Fonte: Italia Oggi