La vitivinicoltura del Trentino raccoglie la sfida dell`abbandono delle terre delle aree interne dando impulso allo sviluppo sostenibile, economico e sociale (standard Esg ) e valorizzando i vitigni gli autoctoni
Dallo scorso giugno è avvenuto un passaggio importante, la pubblicazione del primo bilancio di sostenibilità, una ripartenza e un progetto voluto dal Consorzio dei Vini del Trentino, capofila in Italia con una certificazione territoriale che interessa il 95% del vigneto e 5.700 aziende.
“Quasi tutte le aziende e soprattutto le cantine sociali – ci racconta il presidente Pietro Patton – tornano a dare attenzione ai vitigni autoctoni. Dobbiamo continuare a valorizzarli, ma c’è bisogno di areali dedicati con caratteristiche microclimatiche favorevoli, per questo dobbiamo migliorare il sistema di zonazione”.
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Ferrari e la svolta bio
I vigneti del gruppo Lunelli sono bio dal 2017 e per aumentare la fertilità dei terreni è praticata la tecnica tradizionale del sovescio. L’azienda è certificata Biodiversity Friends e nell’ambito del progetto “aria-terra-acqua” del Muse di Trento ha introdotto arnie e nidi per gli uccelli tra le vigne. Ha inoltre promosso tra i 600 viticoltori che operano al servizio della cantina, seguiti dagli agronomi del gruppo, il protocollo “Vigneto Ferrari per una viticoltura di montagna salubre e sostenibile”; un sistema di buone pratiche sviluppato con la supervisione della Fondazione Edmund Mach e certificato da CSQA e che ha permesso di eliminare concimi di sintesi e diserbanti. Sempre in vigna è stato adottato il sistema Anima Vitis per una gestione di precisione basata su sensori a infrarossi ed è stato introdotto il sistema d’irrigazione intelligente Bluetentacles per ridurre il consumo d’acqua.
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Fonte: La Discussione