Un consorzio, ed è notizia che conoscete, già esisteva. Ma non si poteva definire consorzio di tutela perché la norma richiede la rappresentatività richiesta dalla legge: il 66% della produzione (per il riconoscimento Mipaaf ndr). Che il consorzio, meglio, l’associazione di aziende che si era costituita intorno al marchio della spiga di grano da accompagnare obbligatoriamente con il logo dell’IGP, non aveva.
Quindi, non poteva parlare a nome delle aziende che producono pasta di Gragnano e che pure si rifacevano a quello che stabilisce l’IGP. Se le parole sono importanti, nel caso del costituendo consorzio sono fondamentali. Lo strumento di promozione (ma non di tutela) della produzione tipica è stato affidato dal 2013, anno in cui è stata riconosciuta l’IGP, al Consorzio Gragnano Città della Pasta che ha un logo araldico turrito e richiami alle spighe di grano che compaiono anche in quello ufficiale dell’IGP.
Adesso nuovi soggetti hanno arricchito la compagine consortile e la logica del bene comune ha permesso un percorso breve per la costituzione di un nuovo consorzio in grado di avere la necessaria rappresentatività agli occhi del Ministero delle Politiche Agricole (e della legge) che avrebbe richiesto più tempo. Una serie di passi indietro compiuti dalle diverse aziende e la spinta degli uomini del ministro Maurizio Martina, Luca Bianchi – Dipartimento delle politiche della qualità agroalimentare – e Raffaele Borriello – Direttore dell’Ismea, hanno reso possibile l’operazione.
Adesso la capacità produttiva del Consorzio di Pasta di Gragnano IGP è di circa 70 mila tonnellate contro le 13 mila che l’associazione di promozione delle aziende aveva fino a questo momento. Il campo di gioco ora è molto più chiaro. Il Consorzio di Pasta di Gragnano IGP diventa una realtà di grande peso specifico non solo in termini di immagine ma anche di quote di mercato. In Italia si passa da un residuale 1,5% a un poderoso 10%. Con tutti i benefici che è possibile immaginare in termini di diffusione del prodotto, di capillarità, di crescita di valore del comparto.
Il primo obiettivo quadro che diventa la tutela e non la promozione sic et simpliciter. Il nuovo corso è spiegato anche dall’organigramma fin qui delineato. Del Consiglio di Amministrazione del Consorzio fanno parte Aurora Casillo (Liguori), Massimo Menna (Garofalo), Francesca Scarfato (Il Mulino di Gragnano) e Giuseppe Di Martino (Pastificio Di Martino e Pastificio dei Campi).
Le diverse anime della pasta di Gragnano sono presenti e c’è spazio anche per i piccoli produttori rappresentati da Francesca Scarfato. Giuseppe Di Martino, già presidente del consorzio-associazione resta presidente del nuovo consorzio fino all’approvazione del bilancio sociale a febbraio 2018. Il primo presidente del Consorzio Pasta di Gragnano IGP sarà Massimo Menna. La durata del mandato è annuale e la presidenza sarà assegnata a rotazione per garantire la massima partecipazione dei consorziati.
Il centro dell’attenzione si sposta quindi dalla promozione alla tutela anche se ovviamente non mancherà la promozione. Anzi. Solo che sarà conseguenza della necessità di comunicare la tutela. E l’attenzione, per evitare la somma dei singoli marchi, sarà tutta puntata sul territorio comune e quindi su Gragnano luogo di eccellenza. Una notevole spinta riceveranno anche gli artigiani e i piccoli produttori,“la poesia” della pasta di Gragnano come li ha efficacemente definiti Aurora Casillo. Su 100 € investiti, più di 50 dovranno riguardare la promozione dell’artigianalità. Le risorse economiche in questa prima fase saranno stanziate con un fondo di partenza di circa 800 mila euro. Poi il meccanismo consortile prevederà una logica contribuzione in base alle quantità di pasta di Gragnano IGP prodotte dai singoli consorziati. Bisognerà attendere il primo CDA per conoscere le operazioni pratiche di questa strategia.
Fonte: scattidigusto.it