Il Consorzio di tutela ha realizzato, in collaborazione con Fondazione Qualivita e Eurofishmarket, un piano di produzione e commercializzazione per valorizzare la Cozza di Scardovari DOP.
“Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”. La frase di Alfieri ben spiega lo sviluppo che ha avuto la Cozza di Scardovari DOP negli ultimi anni.
Il tutto grazie alla lungimiranza del Consorzio di tutela che da alcuni anni ha realizzato un piano di produzione e commercializzazione per la valorizzazione della filiera di quello che è l’oro nero del Delta.
Con la due giorni dedicata al tour per più di 20 giornalisti provenienti da tutta Italia si è concluso questo progetto di sviluppo realizzato dal Consorzio con Fondazione Qualivita ed Eurofishmarket grazie a fondi Feamp-Mipaaf.
La prima cosa cambiata nel corso di questi anni, con di mezzo anche una pandemia, è la percezione rispetto a questo mitile: tanto gustoso ma al contempo umile e proprio per questo a volte snobbato.
Un successo che in questo 2023 il costo alla produzione sia partito da 1,80 euro, il doppio rispetto alla cozza normale. Un prezzo che non è velleitario, è emerso come esistano cozze e cozze.
Insomma, non tutte possono vantare il marchio DOP perché non basta essere coltivate nella Sacca di Scardovari, bisogna rispondere ad alcuni requisiti contenuti nel disciplinare.
Se da un lato potrebbe sembrare rigido, dall’altro garantisce al consumatore di poter spendere serenamente i propri soldi in un prodotto unico nel suo genere.
Basta assaggiare la Cozza di Scardovari DOP, anche in una semplice zuppa, perché il palato possa rendersi conto di avere a che fare con qualcosa di speciale sia in termini di sapidità (merito dell’acqua salmastra della Sacca con il suo incrocio di acque dolci e salate), che di consistenza delle carni in grado di sciogliersi letteralmente in bocca.
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Fonte: Il Gazzettino di Rovigo