Si potrà caseificare il Raschera DOP anche nel Torinese ed è stato ridotto il periodo di produzione. Ma i sindaci sostengono: “Non siamo stati informati”
La Raschera DOP si candida ad essere prodotta nel Torinese. Uno dei portabandiera del made in Cuneo si potrà caseificare nella campagne di Villafranca, Piemonte. La pratica ora è in Europa, nelle mani della Commissione chiamata a dare l’ultimo via libera. In Italia è deciso: prima con il sì della Regione, poi con il via libera del Ministero. Con un particolare, però: tutto sarebbe avvenuto a insaputa dei 9 Comuni dove da secoli si produce il formaggio d’alpeggio. Per questo hanno deciso di intraprendere un’azione legale: un ricorso al Tar del Lazio per bloccare il provvedimento.
E questo perché il Consorzio per la tutela del Formaggio Raschera che ha deciso di modificare il disciplinare avrebbe omesso di dirlo ai diretti interessati. Lasciando così scadere il tempo utile, 60 giorni, per presentare eventuali opposizioni. Ce n’erano. A partire dal perché produrre fuori provincia un’eccellenza che deve restare cuneese? E perché a Villafranca?
C’è pure un altro passaggio della modifica che non convince: la riduzione del periodo di produzione del Raschera DOP d’alpeggio da giugno a ottobre. Una sforbiciata che per il Consorzio ha una sua ratio pro consumatore: che senso ha consentire di fare il Raschera DOP sulle Alpi quando c’è la neve e le mucche sono in stalla?
”Ciò comporta un danno per i caseifici stanziali – spiega la sindaca di Fabrosa Soprana, Iole Caramello – situati al di sopra i 900 metri e che, con regole severe nell’alimentazione delle mucche, sono equiparati a quelli d’alpeggio”
Dunque si va al Tar. Portando come prova quel decreto del Ministero, datato 8 giugno, in cui da Roma si imponeva di “informare con evidenza oggettiva i diretti interessati – aggiunge Caramello – delle modifiche sostanziali a un prodotto DOP. Nessuno ci ha avvisato”.
Dal Consorzio il presidente Franco Biraghi: “Abbiamo inviato le Pec ai comuni interessati. Se le amministrazioni non leggono le mail non è un problema nostro”.
Fonte: Mondovì e Ceva