I ministri dell’agricoltura Ue salvano il dossier sul biologico. Almeno per ora. L’iter della riforma delle norme per la produzione ed etichettatura dei prodotti biologici, di cui le istituzioni Ue discutono ormai da oltre tre anni, ripassa dal via. Nel senso che, dopo aver constatato che la «maggioranza delle delegazioni vuole continuare», la presidenza maltese ripropone la stessa strategia adottata all’inizio del semestre alla guida dell’UE: incontri bilaterali con i rappresentanti degli altri Paesi, nuovo testo di compromesso e negoziato con l’Europarlamento. Solo che, a differenza di gennaio, stavolta i giorni sono contati: il testo deve arrivare entro il 21 giugno e essere approvato entro il 26. O così o «game over», come ha detto il ministro tedesco Christian Schmidt. Oppure, la presidenza estone che si insedia in luglio potrebbe tentare là dove maltesi e slovacchi hanno fallito (e anche olandesi e italiani hanno fatto molta fatica): mettere d’accordo gli Stati su nuove regole per tutta la filiera del bio, dalla coltivazione alla vendita al dettaglio.
Un’idea che ha scatenato interessi contrapposti in un settore in rapida espansione, con spaccature non solo tra i Paesi, ma anche nelle stesse filiere. Le organizzazioni agricole europee aderenti al Copa&Cogeca, per esempio, spingono per nuove regole, mentre i movimenti del bio che fanno capo alla sezione Ue di Ifoam (che include anche fornitori di servizi, certificatori e importatori) hanno provato ad affossare la riforma fin dall’inizio. I grandi Paesi produttori, come l’Italia, e quelli importatori di prodotti bio hanno visioni opposte su almeno due questioni: limiti a livello Ue per la contaminazione accidentale da pesticidi non autorizzati e la possibilità di ottenere la certificazione per alcuni tipi di coltivazioni in serra. Nodi che ieri i ministri non hanno sciolto.
Fonte: ItaliaOggi