Agrisole – Il Sole 24 Ore
Una denominazione mai decollata quella del Ciauscolo IGP, il salame spalmabile tipico delle Marche. Il riconoscimento – attribuito a livello nazionale nel 2006 ed europeo nel 2009 – appare oggi poco più di una coccarda impolverata, senza risultati significativi in termini commerciali. Pesa l’assenza di un Comitato di tutela stante l’impossibilità di aggregare attorno a questo riconoscimento un numero rappresentativo di produttori della filiera. Ma pesano anche le caratteristiche di un disciplinare a maglie larghe che non ha mai puntato su una rigorosa territorialità.
Da queste premesse, dall’analisi delle criticità del passato e delle opportunità per il futuro, ha preso le mosse in provincia di Macerata un nuovo e interessante progetto che ha coagulato intorno a sé istituzioni, organizzazioni professionali e associazioni artigianali: la richiesta della Dop per il Ciauscolo tradizionale maceratese. Una nuova scommessa, ma soprattutto un ritrovato entusiasmo per sfruttare al meglio le potenzialità di questa produzione tipica. «La Denominazione di origine protetta che abbiamo in mente – spiega Assuero Zampini, direttore di Coldiretti Macerata – restringe l’ambito di produzione del ciauscolo e lo qualifica. Rispetto all’Igp delimita il territorio non solo a una provincia, ma al suo entroterra, con un disciplinare condiviso che impone il 100% di carne proveniente da maiali nati e allevati in questo territorio, cosa che non viene assicurata oggi dall’Indicazione geografica protetta.