Maurizio Agostino, coordinatore di Igea srl, stila i numeri del biologico, un settore in costante crescita
Un’azienda biologica su otto, in Italia, ha sede in Calabria. Oltre 10mila degli attuali 80mila operatori oggi attivi nell’intera filiera bio, infatti, parla calabrese. Un ettaro su quattro in regione è coltivato in regime biologico, il che ne fa il primo territorio nazionale nel rapporto tra superficie biologica e superficie totale coltivata.
Sono dati in costante crescita che fanno della nostra regione – a dispetto di un’agricoltura che viaggia a velocità ridotta rispetto a territori più performanti – una protagonista di una tendenza economica e valoriale che punta sulla qualità della vita, sull`eliminazione dei processi chimici in agricoltura, sul rispetto della dignità dei lavoratori della filiera. Faro di questa tendenza è l’Igea Srl che, a Sant’Onofrio, da oltre 20 anni è punto di riferimento per aziende ed operatori del settore. Una realtà che oggi si rafforza grazie al sodalizio con il principale ente certificatore italiano: Csqa certificazioni, organismo che vanta nel suo “catalogo” decine di migliaia di aziende e 65 prodotti DOP, IGP ai quali si è recentemente aggiunta un`eccellenza tutta calabrese: la Cipolla rossa di Tropea IGP. Alla testa di Igea c’è Maurizio Agostino, già sindaco di Sant`Onofrio e agronomo di chiara fama impegnato nell`agricoltura biologica fin dal 1990.
«La nostra regione – ha spiegato in una recente intervista – manifesta tutta la sua vocazionalità per un metodo di agricoltura che esclude la chimica di sintesi, elimina i veleni, tende a valorizzare i cicli biologici naturali». C`è anche una dimensione etica: «L’agricoltura biologica spiega Agostino – è basata sul rispetto della vita. Si sostituiscono la chimica di sintesi, l’ingegneria genetica, la modificazione ambientale con metodi che promuovono cicli biologici naturali. Quindi se rispetto le piante, gli animali, gli insetti a maggior ragione devo rispettare la vita umana e la dignità dell’uomo che è parte integrante dell`agrosistema. Per questo l’agricoltura biologica rappresenta anche un argine rispetto a fenomeni come lo sfruttamento della manodopera o come la degenerazione dei rapporti umani ed economici all`interno delle filiere alimentari imposta dai prezzi e dalle politiche insensate delle grandi catene legate alle multinazionali e alla grande distribuzione».
I vantaggi, di contro, sono indubbi sotto più aspetti. «L`agricoltore che passa al biologico non vuole inquinarsi in quanto la prima contaminazione di un trattamento antiparassitario è per chi lavora in campagna. Un primo elemento, dunque, è la volontà dell`agricoltore di allontanare se stesso e la propria famiglia da quel tipo di rischio. Un secondo elemento – ha aggiunto Agostino – è la riqualificazione dell’azienda agricola che con il biologico innalza il suo valore, ambientale, sociale e culturale. L`azienda diventa più bella e attrattiva, riqualifica l`ambiente. C`è poi l’aspetto di natura economica legato alle maggiori garanzie di successo della produzione su mercati che sono in crescita e in cui la domanda a volte supera l’offerta». Quindi, la nuova partnership Igea-Csqa. «Oggi siamo ad un punto di svolta – ha chiarito l`agronomo -: dopo diversi anni di collaborazione diventiamo partner strategico del principale ente di certificazione dell`agroalimentare italiano. Csqa certificazioni ci dà la opportunità di qualificare un prodotto con un`identità italiana, del Mezzogiorno d`Italia, all`interno degli schemi all`avanguardia nei mercati nazionali e internazionali».
Fonte: Il Quotidiano del Sud