Il Basilico Genovese DOP simbolo del territorio mantiene un prezzo alto e costante, crolla invece il prezzo di quello italiano, utilizzato dall`industria alimentare
Il Basilico Genovese DOP pesta l`inflazione. Mentre il basilico italiano, richiesto sempre più dalla produzione industriale, oggi ha un prezzo che è la metà rispetto alla primavera 2023, il “fortino” del Basilico Genovese DOP, invece, resta su prezzi che da un anno a questa parte sono quasi invariati. Il caro riscaldamento delle serre e la siccità dell`estate 2023 hanno avuto conseguenze limitate sul prodotto DOP, insomma. Anche se nessuno abbassa la guardia. Perché i fronti di preoccupazione per l`oro verde ligure non sono pochi: anche se i primi mesi del 2023 non sono stati certo carenti di pioggia la siccità estiva è uno dei nodi sul tavolo, vista la mancanza di invasi.
«La produzione del 2023 di Basilico Genovese DOP è stata di 829 mila mazzi – spiega Gianni Bottino, direttore del Consorzio Basilico Genovese DOP – di poco inferiore alla media che, solitamente, si attesta sul milione di mazzi. Io guardo i dati di semina, che sono sostanzialmente costanti e, anzi, i quantitativi della DOP sono anche in crescita». Coltivato in serra, raccolto a mano e confezionato nel tipico bouquet coi loghi DOP, che contraddistingue il suo packaging: sono le caratteristiche dell`oro verde genovese. Scelto da chi fa il pesto in casa ma, soprattutto, da ristoranti, alberghi, locali che certificano l`uso del prodotto per i loro piatti. E dalle aziende del territorio che producono il pesto pronto per essere consumato.
«Per il Basilico Genovese DOP va anche fatto un ragionamento sul riscaldamento delle serre che sono prettamente a cippato – continua Bottino – e anche questo non è affatto secondario perché sono stati minori gli impatti rispetto ai rincari del gasolio, per esempio. E valgono anche i rapporti personali, fra aziende: un produttore di cippato dell`entroterra, in caso di aumenti, tratta l`agricoltore che si serve costantemente da lui in un altro modo rispetto ai meccanismi di larga scala del gasolio. Siamo davanti a mercati più sani che riescono anche a controbilanciare certe oscillazioni. Il fattore umano conta, ogni tanto diciamolo anche».
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Fonte: Il Secolo XIX