I dati confermano il trend positivo per il vino italiano, grazie alla riapertura della ristorazione in tutto il mondo, il 2021 con l’aiuto delle esportazioni, si dovrebbe chiudere con un fatturato superiore agli 11 miliardi.
Le previsioni attestano che il risultato raggiunto con l’aumento dei consumi interni e di quelli oltre confine nonostante le difficoltà dell’anno del Covid, pone l’Italia sul podio di leader mondiale davanti a Spagna e Francia. Andrea Fontana, presidente del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte commenta: «La nostra comunità, è in proporzione una “goccia” del settore. Nel 2020 ha assorbito bene il colpo del lockdown e aiutati dall’export e dalla differenziazione di strategie di vendita, non abbiamo rischiato il collasso. Per quanto riguarda quest’anno dovremmo essere in linea con le previsioni. Si spera con il secondo semestre, soprattutto con il recupero da settembre fino a Natale i nostri conti siano buoni. Ma il vero problema per noi è un altro, la poca promozione e di conseguenza conoscenza, dei vini del territorio. Un problema atavico».
A questo proposito prosegue il progetto della DOC unica dell’Alto Piemonte che sotto lo stesso cappello riunirà i vini delle Colline Novaresi, le Coste della Sesia e le Valli Ossolane. «Il dialogo è in corso – prosegue Fontana -, e nulla vieta che venga poi creata “una doc nella doc” con un luogo geografico limitato, come per esempio quello delle Colline biellesi. Promuovere unitariamente i nostri prodotti, circa 150 cantine, vuol dire essere più forti, ottenere maggiore sostegno dando risalto alle nostre specificità». L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano è l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice.
«L’e-commerce ci ha aiutato è vero – spiega Fontana -. In tanti si sono buttati sul digitale in questo periodo ma non è la soluzione. Si tratta di attività che hanno un costo di gestione e che richiedono tempo. Per la nostra tipologia di aziende medio-piccole è molto meglio avere un importatore di fiducia. E’ poi interessante il fatto che in questo periodo, nei momenti di “libertà”, siano aumentate le visite in cantina. Un turismo di vicinanza che anche con la vendita diretta ha avuto riscontri positivi».
Fonte: La Stampa – Ed. Biella