I fiaschi quattrocenteschi con la paglia, l’editto storico del 1716, il bicchiere di vino rosso sul tavolo del Papa negli anni Cinquanta, le spedizioni di casse in America e le incursioni nelle notti della Dolce vita, le colline con i casali di ricchi stranieri al posto dei contadini. I tre secoli di vita del Chianti Classico avvolgono e riecheggiano i destini di nobili famiglie e mezzadri, piccoli vignaioli e imprenditori di altri mondi. Intrecci e coincidenze.
Mentre parte la macchina organizzata dal Consorzio di Tutela per la festa lunga un anno dedicata al trecentesimo compleanno del Chianti Classico DOP, a Roma si rende omaggio a Ettore Scola. E si ricorda che il capolavoro del regista, «C’eravamo tanto amati», fu prodotto anche da Italo Zingarelli, il fondatore della cantina Rocca delle Macìe. Nel film, i brindisi scandiscono ricordi e alterchi di tre amici alla trattoria romana «Dal Re della Mezza Porzione ».
Fino al tocco ironico, quando la figlia del vecchio e straordinario palazzinaro Aldo Fabrizi offre al giovane avvocato Vittorio Gassman non lo spumante ma «una coppa di fresco schiumante». Le prime regole per i vignaioli del Chianti furono stabilite tre secoli fa da Cosimo III, granduca di Toscana. Da quel bando il consorzio attuale ha preso spunto per una mostra sulla sua storia. II Consorzio del Gallo Nero raccoglie nove Comuni e conta seicento iscritti.
Fonte: Corriere della Sera