Nella costruzione di modelli di sviluppo sostenibili che diano risposte concrete alla sfida alimentare globale, la tutela delle Indicazioni Geografiche ricopre un ruolo cruciale. L’origine del cibo ha a che fare con l’identità stessa dei popoli e lo abbiamo sottolineato anche nella Carta di Milano. Attraverso lo strumento del “marchio geografico”, infatti, si può creare valore aggiunto a vantaggio dei produttori, delle zone rurali e dei territori d’origine, creando meccanismi virtuosi di integrazione delle filiere. Nei Paesi in via di sviluppo questo sistema ha già dimostrato di funzionare, creando nuovi modelli organizzativi e opportunità occupazionali.
Per questo abbiamo fortemente voluto ospitare ieri a Expo l’Assemblea mondiale delle Indicazioni geografiche, un appuntamento tra i più importanti del semestre. Abbiamo rilanciato la centralità della protezione delle Ig anche sul piano dei rapporti tra gli Stati, una necessità irrinunciabile anche nel contesto dei trattati bilaterali sul commercio a partire dal TTIP. Serve un salto di qualità nelle regole internazionali. E proprio grazie all’evento Aicig e Federdoc, le associazioni italiane di tutela delle ig di cibo e vino, e il Consortium for Common Food Names (consorzio USA con ruolo primario nel TTIP Ndr) hanno deciso di aprire un confronto per un avanzamento nei rapporti come non era mai successo. Quando parliamo di Expo come piattaforma aperta di dialogo, pensiamo a momenti come questo.
Fonte: Unità