Uno studio realizzato da un team di ricerca internazionale, tra cui l’Università di Parma, ha proposto una serie di indicatori per individuare la sostenibilità dei prodotti agroalimentari, evidenziando la sostenibilità sociale ed economica delle Indicazioni Geografiche.
Per identificare se il cibo certificato dall’UE – in questo caso certificazioni biologiche e Indicazioni Geografiche – è più sostenibile di un riferimento convenzionale, sono stati sviluppati 25 indicatori che coprono i tre pilastri della sostenibilità: ambientale, sociale, economica.
I dati originali sono stati raccolti su 52 prodotti a livello di azienda agricola, trasformazione e vendita al dettaglio, consentendo la stima di circa 2000 valori di indicatori.
La cosa più sorprendente è che, nel campione analizzato, il cibo certificato supera il suo riferimento non certificato sulla maggior parte degli indicatori economici e sociali. Per quanto riguarda i principali indicatori ambientali – impronta di carbonio e idrica – le prestazioni sono invece simili. Sebbene il cibo certificato sia più costoso del 61%, la performance extra per euro è simile agli interventi politici classici per migliorare la sostenibilità della dieta come sussidi o tasse.
Nel complesso, i risultati del team di ricerca legittimano le recenti iniziative di standard per coprire aspetti di sostenibilità più ampi.