La Stampa
La prima volta che sono andato a Pechino per cercare di vendere delle bottiglie di Bordeaux, ho fatto cinque giorni di anticamera nella sala d’attesa di un funzionario. Oggi il mercato cinese per noi vale oltre 14 milioni di euro». A parlare è Bertrand Carles, «négociant» tra i più noti di Francia con la società Ginestet. Carles parla davanti a una bottiglia di Armagnac datata 1900, durante uno dei mille «fuori salone» che rendono il Vinexpo di Bordeaux inaugurato ieri non solo il più importante evento al mondo dedicato al vino, ma anche in assoluto il più mondano. Ma quel che stupisce non tanto è l’annata da favola dell’acquavite, quanto l’anno a cui risale il suo viaggio in Cina: il 1983. Trent’anni fa, quando il Barolo DOP e il Brunello di Montalcino DOP non avevano ancora neppure vissuto il boom negli Stati Uniti. Per capire perché oltre 400 produttori italiani fino a giovedì siano schierati qui a Bordeaux con le loro bottiglie, bisogna partire da qui.