Le piccole e medie realtà a filiera corta fornitrici di ristoranti, hotel o specializzate nell’ enoturismo sono in difficoltà da oltre un mese, quando i locali sono stati chiusi per decreto. Ma oramai anche le grandi imprese esportatrici cominciano a patire le conseguenze della pandemia mondiale. Risultato: le cantine trivenete soffocano di giacenze e sono prive di liquidità. Intanto la vigna non si ferma: con la primavera si torna alla cura dei filari, in vista della vendemmia. Al momento nel solo Veneto le giacenze ammontanano ad un quarto dei circa 59 milioni di ettolitri totali nazionali. Tra cinque mesi, a fine agosto, continueremo a raccoglierele varietà precoci come Pinot Grigio e Chardonnay e poi a cascata il resto. Cosa faremo della nuova produzione?» si domanda Andrea Sartori, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella che associa i produttori di quattro tra Doc e Docg d’eccellenza per 60 milioni di bottiglie ed un giro d’affari di 600milioni di euro, oltre la metà generati dall’Amarone.
Fonte: Il Sole24Ore Nordest