C’è una buona dose di responsabilità dei prezzi dei prodotti agricoli nel ritorno in Italia, a febbraio, della deflazione. Lo sottolinea l’Istat nel comunicato diramato ieri e lo sottolineano le organizzazioni agricole, da mesi sulle barricate nel denunciare la caduta dei prezzi all’origine. L’Istat spiega: «I prezzi degli alimentari, incluse le bevande alcoliche, diminuiscono dello 0,1% su base mensile e registrano, su base annua, un’inversione della tendenza (-0,3% , dal+0,4% di gennaio). La dinamica dei prezzi dei beni alimentari – aggiunge l’Istat – è principalmente imputabile all’andamento dei prezzi dei prodotti non lavorati: questi diminuiscono dello 0,3% in termini congiunturali e registrano un’inversione della tendenza su base annua (-1,2%; era +o,6% a gennaio). I prezzi dei prodotti lavorati sono invece fermi in termini congiunturali e registrano, su base annua, una crescita stabile al +0,3%».
Nel dettaglio l’istituto di statistica segnala che la diminuzione su base mensile e l’inversione su base annuale è “dovuta principalmente al calo congiunturale dei prezzi dei vegetali freschi (-1,4%) che, su base annua, registrano una diminuzione particolarmente marcata (-11%)”. È la conferma di quanto viene rilevato ormai da settembre sui mercati ortofrutticoli dove ormai molte produzioni raggiungono quotazioni che non coprono i costi di raccolta. E’ il caso dei pomodori o delle melanzane, mentre gli agrumi stanno affrontali do una delle campagne di commercializzazione più difficili degli ultimi anni. La situazione dei prezzi in campagna sta assumendo toni drammatici anche per gli allevamenti, con le quotazioni peri suini nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine – DOP – che sono sceseben al di sotto della linea di 1,25 centesimi al chilo, che copre appena i costi della razione alimentare.
Fonte: Il Sole 24 Ore