I negoziati commerciali UE-Giappone, in corso da marzo 2013, stanno muovendo verso un importante upgrade, possono cioè essere in vista di un “accordo in linea di principio”. Per il commercio europeo, secondo la commissaria Cecilia Malmström, un accordo con il Giappone è oggi la priorità principale. È quindi un momento opportuno per fornire una breve panoramica dei negoziati, concentrandosi sul loro significato, sugli obiettivi, sullo stato dei giochi, nonché sul controllo effettuato dal comitato internazionale del commercio del Parlamento europeo. Un accordo con il Giappone è un pezzo importante nel puzzle commerciale dell’UE per motivi economici e strategici. Secondo la valutazione indipendente dell’impatto sulla sostenibilità del 2016, le esportazioni UE in Giappone aumenteranno del +34% e il prodotto interno lordo dell’UE di +0,76%.
L’obiettivo è quello di ottenere un accordo commerciale su beni, servizi e investimenti che elimina le tariffe, le misure non tariffarie e che affronta questioni di interesse comune come lo sviluppo sostenibile. L’UE vuole l’accesso al mercato per le merci (in particolare per l’agricoltura e i prodotti agricoli trasformati), i servizi, gli investimenti, nonché la protezione delle sue Indicazioni Geografiche. Entrambe le parti si impegnano a raggiungere un accordo politico il più presto possibile nel 2017. I negoziati sono molto avanzati, vale a dire nei settori dello sviluppo sostenibile, delle PMI, degli ostacoli tecnici al commercio, delle misure sanitarie e fitosanitarie, nonché delle agevolazioni doganali e commerciali.
È chiaro che il Parlamento europeo non è disposto a una riduzione dei suoi standard per velocizzare i negoziati. Il Parlamento è entrato in una fase precoce del processo dando la sua posizione nel 2012, prima che il Consiglio adottasse le direttive di negoziato. Da allora, il gruppo di monitoraggio del comitato commerciale internazionale per il Giappone ha esaminato i negoziati. Il prossimo dibattito sul Giappone avrà luogo a luglio. Il Parlamento ha una posizione impegnativa. Non dovrebbe esserci alcun abbassamento degli standard UE perché l’accordo deve tutelare i servizi pubblici, le Indicazioni Geografiche e il diritto di regolamentare nell’interesse pubblico.
Fonte: The Parliament Magazine
ARGOMENTI TRATTATI: Accordi Internazionali, INDICAZIONI GEOGRAFICHE, INTERNAZIONALIZZAZIONE