Agroalimentare, moda, farmaceutica i settori toscani più colpiti in caso di nuove barriere commerciali: 9 miliardi è il valore dell’export verso gli USA, su cui pende la minaccia del neo presidente
“Il timore c’è, inutile negarlo» ripetono da giorni associazioni e produttori. Dall’agroalimentare al manifatturiero. Mentre osservano dati certi, come il valore dell’export toscano negli Stati Uniti (oltre 9 miliardi nel 2023 e circa 7,5 nei primi nove mesi del 2024), e quelli incerti. Riconducibili a una domanda: ci saranno davvero i dazi promessi da Trump? E a quanto ammonteranno?
“Siamo in attesa, vediamo che succede” ribadiscono tutti. Ma la preoccupazione c’è. E fa seguito ai primi annunci sull’introduzione di dazi al 25% per le importazioni da Messico e Canada e del 10% dalla Cina, oltre che a promesse, in campagna elettorale, di un 10% su tutti i prodotti dall’estero. Non sarebbe cosa da poco.
La Toscana ha esportato, nei primi 9 mesi del 2024, merci per un valore di 7,5 miliardi di euro negli Stati Uniti (dati Istat). Nel 2023 aveva superato in totale i 9 miliardi, in aumento. Tra i principali settori agroalimentare (865 milioni), moda (1,3 miliardi) farmaceutica (3,6 miliardi).
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Nell’agroalimentare, invece, rischiano perlopiù vino e olio. Anche qui gli USA sono spesso il primo mercato: vale per il Brunello di Montalcino DOP (oltre il 30%), per il Chianti Classico DOP, per il quale gli Stati Uniti rappresentano il 35-36% dell’export. Un mercato fedele, che da anni acquista in grandi quantità.
Poi c’è l’olio: negli Usa finisce quasi una bottiglia su due. “La preoccupazione c’è ed è indubbia. Nel primo mandato Trump però grandi problemi non ci sono stati, anzi. L’attenzione è alta ma c’è anche la consapevolezza che dell’olio esportato il 90% è IGP e va in una distribuzione in cui c’è richiesta di prodotti particolari” dice il presidente del Consorzio Olio toscano IGP Fabrizio Filippi.
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Fonte: La Repubblica – Firenze