Sorpresa: il progetto di riforma delle Indicazioni Geografiche – DOP, IGP e STG – a cui sta lavorando la Commissione europea, comporta in realtà uno stravolgimento dell’intero sistema. Con l’obiettivo di estenderlo anche ai prodotti non alimentari dell’artigianato e dell’industria. I bollini che siamo abituati a trovare su prosciutti e formaggi, sarebbero destinati a comparire pure su oggetti come «il veto di Murano, il tweed del Donegal, la porcellana di limoges, le posate di Solingen e la ceramica di Boleslawiec», come spiega la stessa Commissione in un testo che illustra il progetto di riforma.
Il rischio è di snaturare però la protezione legata ai bollini DOP e IGP, generando confusione nei consumatori che già ora, ad esempio, non hanno per nulla chiara la differenza fra ori salume a Denominazione d’origine protetta (DOP) e uno a Indicazione geografica protetta (IGP). «Tutto quello che identifica, rende visibile e riconoscibile l’opera dell`ingegno e della distintività italiana, applicata a settori diversi dal cibo fa bene», spiega a Libero Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, «chiederei però alla Commissione Ue un piccolo sforzo di fantasia e non utilizzerei i simboli caratteristici di DOP e IGP che nell’immaginario collettivo sono legati all’agroalimentare e visti dal consumatore sul vetro di Murano piuttosto che su una macchina utensile o su un tessuto rischiano di mandare in tilt proprio i consumatori. Si può generare facilmente confusione. Il contrario di quanto c’è bisogno sul mercato per tutelare i prodotti originali».
L’estensione delle Indicazioni Geografiche ai prodotti artigianali e industriali al di fuori dell’alimentare, chiarisce per altro il perché nelle intenzioni della Commissione europea verrebbe trasferita la competenza sull’intera materia dalla Direzione generale agricoltura, la DgAgri nel lessico comunitario, all’Euipo, l’agenzia della Ue preposta alla tutela della proprietà intellettuale e dei marchi. Idea avversata da 15 Paesi dell’Unione che hanno sottoscritto un documento in cui esprimono sostanzialmente un «no» al trasferimento di competenze.
«Molte regioni europee hanno un potenziale non sfruttato per l’occupazione e la crescita», scrive la vicepresidente esecutiva della Commissione Margrethe Vestager nel documento di presentazione, «la protezione concessa dalle indicazioni geografiche ai prodotti artigianali e industriali incoraggerà regioni e produttori nella loro competizione a livello continentale e mondiale».
«L’Europa», aggiunge il commissario Thierry Breton, responsabile per il mercato interno, «ha un’eredità eccezionale di artigianato e prodotti industriali di fama mondiale. È tempo che questi produttori beneficino di un nuovo diritto di proprietà intellettuale, come i produttori di cibo e vino, che aumenterà la fiducia e la visibilità per i loro prodotti, garantendone autenticità e reputazione».
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Fonte: Libero Quotidiano