L’agroalimentare europeo si ribella a Bruxelles che vuole parificare le emissioni del settore a quelle prodotte dall’industria. La protesta parte dai grandi allevatori di bovini: senza una correzione delle regole si rischia di mettere in ginocchio economie come quella irlandese
Il Green Deal europeo, con il suo obiettivo di ridurre i gas serra del 55 per cento entro il 2030, oltre ai settori che il senso comune individua come responsabili della produzione di CO2, vale a dire industria e trasporti, sta mettendo pressione anche su quello agroalimentare. E perciò più che mai attuale il dibattito sui target sfidanti imposti alta zootecnia per quanto riguardale emissioni.
Per capire qual è lo scenario reale, un esempio estremo è quello irlandese: nell’isola di smeraldo a fronte di 5 milioni scarsi di abitanti pascolano oltre 7 milioni di capi di bestiame, in maggioranza bovini. Il peso economico dell’agroalimentare irlandese è rilevante, basti dire chete aziende che si occupano di allevamento sono circa 135.000 e rappresentano il secondo settore industriale dopo quello farmaceutico. Naturalmente una popolazione bovina così densa produce una gran quantità di CO2, per la precisione il 37.5 per cento delle emissioni nazionali: nemmeno a dire, è la quota più alta tra i partner dell’Unione europea.
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Fonte: Molto Economia – Il Messaggero