L’Italia conta 35 bevande spiritose a Indicazione Geografica riconosciute a livello europeo e fra queste 10 sono le Grappe inserite come “Acquavite di vinaccia o marc”. La nascita della IG Grappa ha stimolato i produttori ad avviare una serie di azioni per garantire una vera protezione del prodotto e diffondere la conoscenza dell’eccellenza distillatoria italiana nel mondo. Da anni il comparto avverte la necessità di trovare un punto di aggregazione nazionale che permetta di valorizzare l’elemento caratterizzante della IG Grappa, e cioè la sua tradizione territoriale capace di generare prodotti specifici dei singoli territori. Consortium ha chiesto ad AssoDistil, l’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli e Acquaviti, come si sta muovendo per promuovere al meglio la Grappa, eccellenza tutta italiana.
La Grappa
La Grappa in Italia ha una storia antichissima, legata al mondo vinicolo e alla tradizione contadina ed enogastronomica del nostro Paese. Moltissime sono le distillerie, soprattutto al nord ma anche al sud, che possono vantare una storia centenaria e tradizioni, marchi e processi di produzione unici. A fianco della tradizione, soprattutto negli ultimi anni, si è sviluppato un sistema di protezione e di promozione di quello che per lungo tempo è stato considerato un prodotto minore del nostro patrimonio cultural-gastronomico e che invece, grazie all’impegno e alla ricerca dei mastri distillatori, non ha più nulla da invidiare per qualità ai maggiori distillati europei e mondiali.
La nascita della IG Grappa: un distillato da proteggere Disciplinata per la prima volta a livello nazionale dalla Legge 7 dicembre 1951, n. 1559 che ne fornisce una prima definizione, la prima forma di protezione internazionale della IG Grappa si concretizza con il Regolamento CEE 1576/89. Tale norma, nel definire l’acquavite di vinaccia, autorizza l’utilizzo del termine “Grappa” solo per quella prodotta in Italia, fornendo la prima protezione della denominazione, o meglio delle denominazioni; oltre alla IG “nazionale” sono infatti presenti e protette una serie di grappe “regionali” (Piemonte, Barolo, Lombardia, Veneto, Trentino, Alto Adige, Friuli), che si affiancano ad analoghe definizioni per acquaviti di vinaccia specifiche di altri Paesi membri, come le varie ‘Marc’ francesi. Successivamente, con il Regolamento UE 110/2008, è effettiva la creazione della categoria delle Bevande Spiritose a IG, all’interno della quale sin da subito è inserita la IG Grappa insieme alle IG di Grappa a valenza territoriale: per queste ultime, alla lista già prevista dal 1989 si aggiunge la Grappa Siciliana e quella della Valle d’Aosta. Questo riconoscimento è stato confermato dal Regolamento 787/2019 che ha sostituito il 110/2008.
Ognuna di queste Grappe ha uno specifico disciplinare di produzione, che ne descrive anche le modalità produttive, la presentazione al pubblico e le caratteristiche organolettiche. Naturalmente molte caratteristiche restano comuni, ma vi sono anche peculiarità che riflettono le specificità dei territori di cui le grappe territoriali sono espressione.
I produttori si associano per la promozione e protezione della IG Grappa
La nascita della IG Grappa ha stimolato i produttori ad avviare una serie di azioni per garantire una vera protezione della Grappa e per diffondere la conoscenza dell’eccellenza distillatoria italiana nel mondo. Stante la radicata storia territoriale della Grappa, molte iniziative sono state avviate negli anni a livello locale, come testimonia il numero di Istituti regionali o Consorzi regionali che si sono sviluppati negli scorsi decenni. Tuttavia, allo scopo di garantire un costante allineamento a livello nazionale, si è dato vita nel 1996 anche ad un Istituto Nazionale Grappa, fondato a Pavia dai principali produttori di Grappa IG e dagli Istituti regionali e che intendeva essere il punto di incontro e di discussione dei produttori di Grappa sui temi di comune interesse nonché l’embrione di una struttura consortile che potesse rappresentare le istanze del mondo rappresentato. Dopo oltre 20 anni di vita, l’Istituto nazionale Grappa conta attualmente oltre 30 aziende rappresentate direttamente o indirettamente attraverso gli Istituti regionali che lo hanno fondato, quali il Consorzio Grappa Piemonte e Barolo, l’Istituto Grappa della Valle d’Aosta, l’Istituto Grappa Lombarda, l’Istituto Grappa Veneta, l’Associazione Produttori Grappa dell’Alto Adige. Le finalità statutarie dell’Istituto sono soprattutto quella di tutelare e promuovere, in qualunque sede e con ogni mezzo consentito, il va lore economico, culturale e tradizionale della grappa e di favorire, organizzare e attuare iniziative di carattere promozionale dirette a potenziare l’espansione del settore e di consentire una maggiore informazione ed il progresso tecnico del comparto. Fra le più importanti iniziative portate avanti dall’istituto spicca senza dubbio Grapperie Aperte, che per anni ha portato migliaia di appassionati in distilleria. L’iniziativa, che gode di un crescente successo di pubblico, permette visite guidate e degustazioni di distillati con programmi ovviamente personalizzati per ogni singola distilleria che spaziano dalle visite in luoghi storici come i masi in quota dell’Alto Adige ai percorsi enogastronomici e all’assaggio del caffè in grolla nelle distillerie della Valle d’Aosta, passando per un ampio spettro di iniziative selezionate da ciascuna distilleria per meglio contestualizzare la propria offerta per la giornata.
L’esigenza di un Consorzio di Tutela Nazionale riconosciuto delle IG Grappa
Da quanto detto, emerge con chiarezza come da anni i produttori avvertano la necessità di trovare un punto di aggregazione nazionale che permetta di valorizzare l’elemento caratterizzante della IG Grappa, e cioè la sua tradizione territoriale capace di generare prodotti specifici dei singoli territori, le IG Grappa regionali o territoriali, senza perdere di vista l’obiettivo comune che è quello di tutelare il prodotto a IG e rafforzare il posizionamento del nobile distillato sul mercato nazionale ed internazionale alla pari di più blasonati spirits prodotti in altri Paesi UE e nei confronti dei quali la nostra IG Grappa non ha nulla da invidiare. Proprio in questa ottica è nata tra i produttori l’idea condivisa di porre in essere un Consorzio di tutela delle IG Grappa, che riunisca tutti i produttori, anche quelli delle IG Regionali. Questa idea è stata portata sul tavolo dapprima dell’Istituto nazionale Grappa e quindi di AssoDistil, cioè le due organizzazioni che, collaborando da anni, rappresentano assieme quasi tutti i produttori di Grappa. Appare ovvio che, stante l’ampia rappresentatività, la lunga storia e la struttura organizzativa, un Consorzio di tutela delle IG Grappa non possa che svilupparsi in seno ed in collaborazione con AssoDistil che metterebbe a disposizione del Consorzio tutte le competenze acquisite in decenni di Comitato acquaviti su tutte le tipologie di distillati, nonché fornire assistenza sui temi di non specifica competenza del Consorzio di tutela, ma che impattano sullo sviluppo del comparto in maniera determinante, come a mero titolo di esempio i temi ambientali, in special modo in questo periodo storico che vede la necessità di contemperare obiettivi ambientali, industriali ed economici, in linea con l’adozione del cosiddetto “Green deal” europeo, e nel quale quindi non bastano più competenze settoriali ma una visione olistica che consenta uno sviluppo sostenibile in tutti i comparti. In questo senso AssoDistil, grazie alla multidisciplinarità delle proprie competenze, rappresenta il giusto contesto per la nascita di un Consorzio di tutela delle IG Grappa moderno, efficace ed efficiente.
Per quanto detto, la base associativa di AssoDistil si è espressa con forza a favore della costituzione di un Consorzio di tutela della IG Grappa ed ha già deliberato in tal senso, tuttavia una tale tipologia di Consorzio per poter svolgere funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale delle Indicazioni Geografiche che rappresenta in maniera efficace, necessita di un riconoscimento da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Purtroppo, da tempo si attende il regolamento attuativo del D.lgs 154/2016 (c.d. Collegato Agricoltura) che prevedeva appunto la possibilità per i Consorzi di tutela delle Bevande Spiritose a IG (quindi non solo le IG Grappa) di ottenere il riconoscimento da parte del Mipaaf, subordinando tuttavia tale possibilità all’adozione di uno specifico regolamento.
Assodistil si è battuta fin dal 2008, data di emanazione del riconoscimento europeo di IG alle bevande spiritose per ottenere il D.lgs del 2016, e da allora sta richiedendo con forza alle istituzioni la emanazione del necessario regolamento attuativo, finora purtroppo senza ottenerlo. In sostanza finché non ci sarà l’adozione di tale regolamento, e quindi la mancanza del riconoscimento da parte del Mipaaf, la realizzazione di un Consorzio di tutela nazionale delle IG Grappa sarebbe di fatto un esercizio inutile, perché sarebbe minato il fondamento stesso delle ragioni che ne determinano la costituzione: oltre ad essere uno strumento di promozione, il Consorzio può e deve essere uno strumento di indirizzo e composizione delle eventuali controversie, ed anche di vigilanza per una seria protezione della IG, funzioni che possono essere svolte solo in presenza del previsto riconoscimento.
In definitiva, i produttori di IG Grappa sono consapevoli della necessità di creare un Consorzio nazionale di tutela che permetta loro di tutelare, promuovere e valorizzare in maniera efficace ed efficiente l’acquavite regina dei distillati italiani. AssoDistil, attraverso il Comitato acquaviti e la collaborazione con l’Istituto Nazionale Grappa, sta contribuendo alla sua nascita ed i suoi associati hanno già preso netta posizione a favore della costituzione di un Consorzio nazionale di tutela delle IG Grappa. Si attende ora solo la pubblicazione del provvedimento attuativo che ne consenta il riconoscimento e permetta finalmente ai produttori di IG Grappa (e anche ai produttori di tutte le altre numerose bevande spiritose a Indicazione Geografica italiane) di lavorare in squadra per promuovere e tutelare un’eccellenza del made in Italy, oggi ancora troppo poco conosciuta nel mondo.
A cure della Redazione
Fonte: Consortium 2020_03