L’Italia è ancora leader nella produzione di grano e pasta; è il primo produttore in Europa di frumento e il più grande produttore di pasta a livello mondiale, ma ora, di fronte a un calo in valore del 3% dell’export di pasta nei primi nove mesi dell’anno, si deve guardare alla spalle dalla concorrenza di pastifici che si moltiplicano dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Francia alla Turchia. Il settore agroindustriale dunque, dai campi ai molini fino ai pastifici, si compatta firmando un protocollo d’intesa “per aumentare la disponibilità di grano duro italiano di qualità”. Le realtà riunitesi in questa iniziativa rappresentano complessivamente poco meno della metà di tutta l’agroindustria italiana, per un valore di circa 60 miliardi di euro e sono Aidepi – Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia – Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri – Confederazione Produttori Agricoli e Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia. Grande assente la Coldiretti che interpellata, sottolinea ancora una volta la sua battaglia per garantire un prezzo equo agli agricoltori e informazioni trasparenti ai consumatori.
Oggi la produzione nazionale di grano duro (in media di 4 milioni di tonnellate annue) è sufficiente a coprire solo il 70% del fabbisogno dei pastai italiani. Cinzia Pagni, vicepresidente vicario Cia – Agricoltori Italiani – ha inoltre sottolineato la necessità di tracciare le semine e le produzioni in un uno sforzo di responsabilità tra i firmatari a partire dal 2018. “Dopo il grande strappo del 2015 – ha poi continuato, – che ci costrinse allo sciopero delle semine molti terreni sono rimasti incolti. Insieme vogliamo rendere più redditizio coltivare il grano in Italia, migliorare la qualità del grano duro nazionale, incrementando centri di stoccaggio idonei alla differenziazione delle diverse semole».
Il presidente di Aidepi, Paolo Barilla, ha aggiunto che il progetto si muove su logiche di lungo termine, “per rendere più virtuosa, innovativa e competitiva la filiera italiana grano-pasta, e per mettere fine alla guerra del grano interna che non fa bene”.
Fonte: La Stampa