Aumenta la produzione di 7 punti percentuali. Sempre più richiesto, anche, all’estero L’enologo Mario Ronco: “nel Grignolino vedo un futuro radioso”
“Questo è il momento del Monferrato e del Grignolino!!!”. Così, ha esordito con triplo esclamativo, sabato 11 marzo, il giornalista, scrittore ed enogastronomo Paolo Massobrio, in occasione della Masterclass “Vino-Cibo-Territorio. I sapori e gli areali di produzione enoica del Grignolino del Monferrato Casalese”, presentata in apertura della seconda edizione de: “Grignolino, il Nobile Ribelle” a Grazzano Badoglio.
Un grande evento interamente dedicato ad un altrettanto grande vino di carattere, nobiltà e, anche, versatilità, che sa essere fedele a se stesso per esprimere, senza compromessi, i tanti volti dei variegati areali di produzione del Monferrato.
Con la suprema regia di Ais Asti e Casale Monferrato e con la collaborazione del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese e dell’Associazione Monferace, nonché col sostegno del Consorzio Gran Monferrato, la seconda edizione del Nobile e Ribelle ha ampiamento superato la già fortunata prima edizione, in termini di etichette e cantine partecipanti, di visitatori, di giornate, di risonanza mediatica e, anche, di soddisfazione.
Sotto la somma guida del papillon più famoso d’Italia qual è Massobrio, sabato pomeriggio, ha così preso il via, nel salone dello storico Ristorante Il Bagatto, la lunga passarella di Grignolini del Monferrato Casalese doc e Monferace: 14 etichette tra il 2016 e il 2021, tutte uniche e mai scontate, autentiche e schiette, sontuose e dialogiche.
Si è partiti con un 2021 di Arturo Cosseta (Alfiano Natta – 5mila bottiglie di Grignolino imbottigliato/2022), Mauro Rei (Sala Monferrato – 3-4mila), Beccaria Vini (Ozzano Monferrato – 4mila/2022), Cinque Quinti (Cella Monte – 8mila/2022 di cui 2mila Monferace), Hic et Nunc (Vignale Monferrato – 10mila/2022) e Cantina di San Giorgio (San Giorgio Monferrato – 30mila/2022), rispettivamente descritti: “difficile da addomesticare, piuttosto che, controverso ma interessante e, poi ancora, sontuoso, di bella intensità con pregnanza fruttata e con note ematiche/vino contadino della storia e della memoria”.
A seguire, l’annata 2020 di Cascina Allegra (Ottiglio Monferrato – 500/2022) e di Cascina Faletta (Casale Monferrato – 2mila imb/2022) con un 2018 di Canato Vini (Vignale Monferrato – 3500/2022) che ha chiuso la seconda batteria. Nella sequenza, “possiamo apprezzare: un vino contadino, testa balorda, rustico e anarchico; un Grignolino a regola d’arte, equilibrato e bello; un vino rotondo, morbido e con note di malto”.
In chiusura, cinque Monferace 100% Grignolino: Monteferrato Liedholm 2018 (Cuccaro – 50mila di cui 1700 Monferace), Tenuta La Tenaglia 2018 (Serralunga di Crea – 7mila di cui mille Monferace), Alemat 2017 (Ponzano Monferrato – 4-5mila imb/2022 di cui 2mila Monferace), Accornero 2017 (Vignale Monferrato – 24mila di cui 3600 Monferace) e Sulin 2016 (Grazzano Badoglio – 7mila di cui 1300 Monferace). Anche, per loro, un giudizio autorevole, puntuale e alto, così, nella sequenza: “pregnante, di persistenza con piccole declinazioni balsamiche e con una bella spalla acida; fine, molto elegante e sontuoso dal corpo fresco; ricco, invitante e setoso; equilibrio placido del vino del Monferrato; speziatura profondissima, con note di grafite, sontuoso, elegante, setoso e con tannini ancora percepiti, per un’annata benedetta”.
E se per il Monferace,“vino che si fa pagare e si beve molto all’estero”, occorre aspettare, quello tradizionale è sempre più richiesto con molti produttori che lo finiscono presto e altri costretti a decidere se soddisfare le richieste o destinarlo all’invecchiamento. Nel 2022 l’imbottigliato è salito a 435mila bottiglie circa, contro le 409mila del 2021, registrando quasi un 7% di incremento. Tra le versioni emergenti dell’anarchico, anche il Metodo Classico e il Metodo Martinotti.
Questo, il commento dell’enologo Mario Ronco: “il Grignolino dà grandissime soddisfazioni, ma va trattato con grande cura. I nostri produttori hanno saputo recuperare quella particolare attenzione in vigna, precedentemente calpestata dalla meccanizzazione, per dare il meglio. Grazie al loro grande lavoro, il Grignolino è tornato a svelarsi appieno e, per questo, oggi, lo si produce di più perché è più bevuto. La richiesta, anche dall’estero, è in costante aumento. Nel Grignolino vedo, dunque, un futuro radioso; ha tutte le carte in regola per competere sul mercato e per riscattare le glorie del passato”.
Rispetto alla “follia del Monferace”, Ronco ha poi aggiunto: “non è una cosa nuova; siamo semplicemente andati a riscoprire le radici per lavorare nel futuro. Già nell’Ottocento, alle esposizioni universali di Vienna e Parigi si portavano vini affinati e invecchiati di 7/10 anni; lo stesso è valso per il Grignolino. Certamente, occorre provvedere ad una cernita delle uve migliori, con macerazione più lunga e attenzioni diverse in cantina: inizialmente si otterrà un Grignolino più ruvido che, col tempo e col legno che scompare, potrà esprimersi al meglio. Il Grignolino è un vitigno che sa trasferire al meglio i rispettivi terroir”.
Questo, l’elenco completo dei partecipanti del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese: Hic et Nunc, Gaudio Vini, La Scamuzza, Canato Marco, Coppo Giovanni, Angelini Paolo, Marco Botto, Liedholm, Nuova Cappelletta, Sulin, Accornero Vini, Beccaria Davide, Agricola Bes, Buzio Oreste, Cantina San Giorgio, Casalone Paolo, Cascine Faletta, Cascina Isabella, Cascina Montecchio, Castello di Uviglie, Bonzano Vini, Cinque Quinti, Iuli Fabrizio, La Casaccia, La Vignazza, Mauro Rei, Nazzari Franco, Tenuta La Tenaglia, Alemat, Vicara, Cascina Allegra, Castello di Gabiano, Tenuta San Sebastiano, Cantine Valpane, La Casaccia.
A conferire un tocco d’arte, l’esposizione pittorica tridimensionale “Vigneti a colori” del partenopeo d’origine e monferrino d’adozione Paolo Viola.
Una personale turgida di colori e piena contenuti, nella quale, tutti i campi spaziali e temporali sono stati espressi ed occupati. Un’interpretazione che sazia i sensi e trasporta l’immaginazione in viaggi estemporanei che si insinuano tra i filari, fino a percepirne la brezza che muove le foglie di vite, i profumi dell’uva matura e il ronzare delle vespe intorno agli acini succosi, così, come il silenzio dei filari dormienti in un paesaggio di pace e grande pathos emotivo.
“I quadri di Viola” ha apprezzato Paolo Massobrio, “sembrano interpretare perfettamente il respiro della vigna, quello più autentico che ritroviamo nel sentire di Cesare Pavese; offrono una bella sensazione, come tirare un sospiro di gioia e di felicità. Soprattutto, in un contesto come quello del Grignolino, riempiono di contenuto e di bellezza un incontro”.
“Sono opere nelle quale si percepisce la vita e il movimento, la profondità e il calore delle atmosfere contadine che disegnano i paesaggi vitati monferrini” ha aggiunto il vigneron Ermanno Accornero. “Sono pregnanza che apre a molteplici scenari, andando a solleticare il background del vissuto che viene traslato nell’intensità di una dimensione bucolica di grande pathos” ha osservato Gaia, winelover presente all’evento. “I quadri di Viola ben rappresentano, oltre i consueti schemi, già a partire dalla ricercatezza di tavole irregolari che ne compongono il puzzle artistico, la presenza discreta e protagonista, allo stesso tempo, delle nostre vigne, testimoni di una cultura antica, evocata ad ogni pennellata e ad ogni respiro” ha concluso il Presidente del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese Claudio Coppo.
Fonte: Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese