Cambiare tutto per restare uguale a se stesso. È così che il Grana Padano DOP continua a essere il prodotto di denominazione di origine protetta più venduto al mondo. E infatti il Consorzio di tutela che ne gestisce la marchiatura e l’intera filiera si da un gran da fare tra pubblicità, ricerche, lotta alla contraffazione per preservare intatta una ricetta unica: 282 caseifici (di cui 129 produttori e gli altri stagionatori) che producono Grana per un valore di 1,5 miliardi di euro. Il sistema Grana Padano DOP impiega 40 mila persone e dà lavoro a 5 mila stalle.
Un business enorme e in crescita: «Nell’assemblea di fine aprile abbiamo tracciato le linee guida per i prossimi mesi. Due le priorità: comunicazione ed export», dice Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio e capo della Cooperativa Plac, il quarto più grande caseificio del Consorzio Grana Padano DOP che rappresenta 92 allevatori di Cremona «Il 70% dell’ attività del Consorzio è promozione, che assorbe il 45% degli investimenti in pubblicità. L’export vale 1,06 miliardi e nel 2016 abbiamo esportato il 38% della produzione, cioè 1 miliardo di forme di Grana, segnando un miglioramento del +7% sul 2015. Un certo clima di protezionismo si respira anche in Europa, dove sei multinazionali alimentari hanno proposto alla Commissione Europea di adottare il semaforo alimentare, già in uso in Gran Bretagna. «Un’assurdità che danneggerebbe il made in Italy. Per altro il Consorzio ha investito moltissimo per promuovere il Grana come prodotto qualitativamente favorevole alla dieta e alla salute.
«Notiamo l’ingresso nelle aziende di molti giovani laureati che pur conservandone la dimensione familiare, riescono a renderle più efficienti, grazie a nuove competenze», commenta il direttore del Consorzio, Stefano Berni. L’ultima novità introdotta è un protocollo studiato dagli allevatori insieme al Consorzio sul benessere animale, in base al quale dal 2018 le mucche dovranno nascere ed essere allevate solo nei territori del Grana Padano e sull’etichettatura si dovrà indicare l’origine del latte usato. Infine il capitolo sul contrasto alle frodi, soprattutto all’estero. «L’ultimo contenzioso si è chiuso poche settimane fa con un produttore di Antalia, Turchia. In Olanda abbiamo bloccato il “Grana Padona” e sul web è un gran fiorire di attività. Abbiamo uno studio legale interno, un sistema di vigilanza. Effettuiamo 3mila visite in punti vendita in Europa, Usa e Canada e spendiamo 1 milione di euro per contrastare le contraffazioni su un bilancio complessivo del Consorzio di 35 milioni di euro».
Fonte: La Repubblica – Affari&Finanza