La pandemia sta dando filo da torcere anche a uno dei best seller dell’alimentare italiano: il Grana Padano DOP regge bene sul mercato interno ma arranca all’estero. Il motivo è tutto nell’atteggiamento diverso dei consumatori: oltre frontiera, il Grana Padano DOP si mangia soprattutto nei ristoranti, quasi ovunque chiusi, mentre in Italia si acquista al supermercato, per la propria dispensa domestica. E da quando il virus ha costretto gli italiani in casa, c’è chi ne ha fatto scorta. Più del solito.
«Nella vendita al dettaglio in Italia c’è stata una crescita importante – sottolinea Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano – e grazie al fatto che le famiglie acquistano il 70/75% del Grana venduto in Italia, l’aumento ha compensato la perdita del canale della ristorazione e dei bar (una quota di vendite riguarda anche le preparazioni industriali, ndr)». Il Grana Padano DOP, del resto, come il cugino Parmigiano Reggiano DOP, si presta alla lunga conservazione: è il prodotto ideale anche per quarantene prolungate. Il Consorzio, partendo dai dati di marzo, stima una crescita del +8% nel “retail” Italia per il periodo marzo-agosto e un calo del 60% nella vendita a bar, ristoranti, alberghi. Sempre secondo le previsioni a sei mesi, alla fine il mercato italiano spunterà un + 1,5%. Non sufficiente a compensare la défaillance dell’estero, che perde circa il 15% (stima marzo-agosto).
«In Italia – spiega Berni – fatto cento il consumo di formaggio a pasta dura, oltre il 50 è similare, il 33/34 è Grana Padano DOP e il resto è Parmigiano Reggiano DOP. Se la ristorazione chiude, noi ci avvantaggiamo sui similari, perché lo share delle famiglie privilegia il Grana Padano DOP. All’estero non è così: il 50% del Grana Padano DOP è consumato al ristorante. Con la sola eccezione della Germania (25% dell’export), in cui si mangia anche in casa. Ciò che si perde con i ristoranti chiusi non lo recupero con le famiglie». Un danno non da poco, visto che nel 2019 è stato esportato il 41% della produzione marchiata. La tenuta del mercato italiano non basta, quindi, a tranquillizzare i produttori: il saldo totale previsto per il semestre marzo-agosto è -4%. Ora non resta che aspettare cosa accadrà a fine anno.
Sul fronte produzione, la pandemia non ha causato rallentamenti. Nemmeno nelle zone più colpite, con i caseifici alle prese con le carenze di personale. E anche per questo non è stato buttato un solo litro di latte. «Il sistema lattiero caseario del nord Italia ha permesso che fosse trovata una collocazione, anche se talvolta con difficoltà, per tutto il latte prodotto. Come Grana Padano DOP, inoltre, abbiamo assunto un provvedimento per evitare speculazioni: ai caseifici che acquistano latte a prezzi stracciati non marchiamo il formaggio, perché lo consideriamo un procedimento illegittimo».
Fonte: La Gazzetta di Mantova