Il presidente Invernizzi: “Oggi le sfide dell’agroalimentare si giocano con la qualità e la comunicazione”
Il Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola nasce nel 1970 a Novara con il preciso scopo di vigilare sulla produzione e sul commercio del Gorgonzola DOP e sull’utilizzo della sua denominazione al fine di tutelare produttori e consumatori. Il Consorzio dipende direttamente dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e turismo e raggruppa 39 soci che rappresentano il 100% della produzione globale. Promuove tutte le iniziative tese a salvaguardare la tipicità e le caratteristiche del Gorgonzola DOP preservandole da ogni abuso, concorrenza sleale, contraffazione, uso improprio della DOP e comportamenti illeciti. Inoltre, in collaborazione con le Università, gli Istituti di ricerca e gli Istituti Tecnici Lattiero-Caseari, il Consorzio promuove ricerche tecnico-scientifiche. Per approfondire alcuni aspetti delle numerose attività svolte dal Consorzio, abbiamo posto alcune domande a Renato Invernizzi, imprenditore di Novara, presidente della terza associazione italiana nel mondo caseario per volumi di produzione, alla guida del Consorzio già da tre mandati, durante i quali ha aperto alle nuove leve e ai consiglieri donna.
Il Gorgonzola è tra i formaggi DOP italiani che mostrano i più importanti incrementi produttivi. Come vanno i consumi interni?
Analizzando i dati produttivi della campagna casearia nazionale dello scorso anno, le Indicazioni Geografiche in generale e quasi tutti i latticini, hanno riscontrato un sensibile calo dei volumi, ma il Gorgonzola DOP fa eccezione. Addirittura dal 2000 ad oggi la produzione è cresciuta del +30%. Nel 2018 sono state prodotte 4.849.303 forme, 116.588 forme in più rispetto al 2017. Una quantità mai riscontrata dal 1976 quando sono cominciate le rilevazioni produttive.
Quali sono le prossime sfide del Gorgonzola DOP per i mercati esteri?
Il Gorgonzola DOP è conosciuto e apprezzato in 85 Paesi nel mondo. È il terzo formaggio italiano più esportato dopo i due formaggi grana per eccellenza, Grana Padano DOP e Parmigiano Reggiano DOP. Ma ci sono ancora margini di sviluppo interessanti. Lo scorso anno poco più di 1/3 della produzione è andato all’estero (+2,4% rispetto al 2017). L’Unione Europea ha assorbito 189 tonnellate con la Germania che rallenta un po’ gli acquisti, mentre Francia, Spagna e Paesi Bassi crescono ancora. Nel resto del mondo, che ha importato 314 tonnellate di Gorgonzola DOP, forse molti non immaginano che giapponesi e australiani sono grandi consumatori. Sicuramente gli accordi di libero scambio hanno influito su questi andamenti, infatti in Canada sono entrate lo scorso anno 36 tonnellate in più (+73%) rispetto al 2017. In Cina invece pare che il Gorgonzola DOP non riesca a vincere le difficoltà di conoscenza e apprezzamento ed è sicuramente un dato su cui lavorare.
In materia di comunicazione, quali sono le prossime strategie del Consorzio?
Il Gorgonzola DOP è un formaggio nato intorno all’anno 1000 e il suo sapore unico è rimasto invariato nei secoli. Gran parte del processo di lavorazione avviene ancora oggi manualmente, ma è affiancato da tecnologie all’avanguardia. Il nostro valore nella comunicazione sta proprio in questo mix vincente tra antico e moderno. Oggi le sfide dell’agroalimentare sono tante e si giocano anche sul fronte della comunicazione, tradizionale e digitale. Siamo stati tra i primi ad avere il sito istituzionale in 11 lingue e anche sui social comunichiamo ogni giorno con chi ama il Gorgonzola DOP all’estero. Non si tratta solo di promozione del prodotto. Col tono leggero tipico dei social network riusciamo a far passare importanti concetti come il valore della DOP e le garanzie di qualità per il consumatore che questa offre. Poi l’anno prossimo il Consorzio compirà 50 anni!
In cosa consistono concretamente i controlli?
L’attività di controllo e vigilanza è una delle priorità da quando è nato il nostro Consorzio nel 1970. Nel 2018 sono state effettuate 341 visite ispettive di vigilanza presso le 39 aziende associate per le competenze di pertinenza del Consorzio, i commercianti certificati inseriti nel circuito della DOP e gli operatori autorizzati alla preparazione di prodotti composti. Le campionature effettuate con criteri di casualità ed imparzialità hanno coperto il 100% della produzione, rappresentando quanto abitualmente inserito nei maggiori canali distributivi. Il Consorzio ha, inoltre, provveduto a collaborare con le aziende distribuite sul territorio nazionale, quali utilizzatori della DOP nella preparazione, elaborazione o trasformazione di prodotti composti intervenendo nel merito delle proprie competenze, informando e attivando un’efficace azione preventiva circa il corretto utilizzo della DOP Gorgonzola. I controlli mirano a verificare il rispetto del disciplinare di produzione a garanzia delle aziende associate e del consumatore finale.
Qual è il vostro rapporto col territorio?
Siamo profondamente radicati nel nostro territorio. Innanzitutto perché la zona di produzione del Gorgonzola DOP è a cavallo tra Piemonte e Lombardia. Forse non tutti sanno che solo il latte degli allevamenti bovini delle provincie di Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza, Pavia e Varese, Verbano-Cusio-Ossola e il territorio di Casale Monferrato può essere utilizzato per produrre il Gorgonzola DOP conferendogli la Denominazione d’Origine Protetta; infatti almeno il 50% della razione giornaliera degli alimenti delle bovine deve provenire dalla zona d’origine. Proprio di recente abbiamo organizzato un contest con l’Istituto Alberghiero Ravizza di Novara chiedendo agli allievi di cimentarsi nell’interpretare il prodotto attraverso la realizzazione di ricette a base di Gorgonzola DOP.
Dal punto di vista di uno dei Consorzi principali in Italia, cosa manca al mondo delle DOP per massimizzare l’efficienza e consolidare la fama mondiale delle eccellenze alimentari italiane?
Lo ripetiamo da sempre: la coesione! Dobbiamo essere uniti quando l’Unione Europea si presenta per dibattere gli accordi di libero scambio, dobbiamo essere uniti verso le nostre istituzioni quando queste devono discutere sulle attività dei Consorzi, dobbiamo fare sentire la nostra voce perché è una voce rappresentativa del nostro Paese e ci auguriamo che anche con le nostre Associazioni riusciremo ad essere più incisivi.
A cura di Manuela Adinolfi
Fonte: Consortium 2019/03