Nessun vino, più del Chianti DOP, rappresenta la toscanità e il buon bere, e le diverse produzioni riunite sotto il Consorzio Vino Chianti DOP ben rappresentano il valore delle produzioni locali di tutta la Toscana. Il Chianti Colli Senesi DOP soprattutto, che vanta tra le maggiori produzioni all’interno del Consorzio e rappresenta degnamente il grande valore enologico del territorio senese: «Sulla qualità del Chianti non si discute», afferma il presidente del Consorzio Vino Chianti DOP Giovanni Busi, che sottolinea come la ricerca dell’eccellenza sia un obiettivo costante del Consorzio.
Quali sono i principali mercati per il Chianti Colli Senesi DOP?
«Seguiamo un po’ quella che è l’onda del Chianti DOP: Germania, Stati Uniti e Giappone. In particolare, per il Giappone il Chianti DOP è “il” vino italiano per definizione. E non si pensi che il cibo giapponese si sposi male con il Chianti DOP: quando siamo stati in Giappone abbiamo proposto abbinamenti con il cibo giapponese proprio per dimostrare che possono abbinarsi benissimo».
Dal 2010 al 2016 è diminuita l’estensione dei vigneti, ma la produzione a livello generale è addirittura aumentata, come è possibile?
«Nel 2010-2011 le aziende hanno iniziato a rifare gli impianti in vigna, sono quindi diminuiti gli ettari in produzione; quando i nuovi impianti entrano in produzione, producono più di quelli vecchi poiché sono viti più vigorose. Fino al 2011-2012 in Chianti il 50% dei vigneti era vecchio, ad oggi di questi ne sono stati sostituiti circa il 45%. Con il nuovo disciplinare, poi, si è passati da una densità di 3mila viti per ettaro ad un minimo di 4mila – e tutti piantano 5mila viti per ettaro. La quantità di uva prodotta dalla singola vite diminuisce, ma aumenta la qualità del prodotto: tutto questo perché l’obiettivo del Chianti DOP è di essere un vino su cui non ci sono discussioni, c’è un livello qualitativo da portare avanti».
Con un nome così conosciuto nel mondo, non mancheranno le truffe…
«Abbiamo un ufficio legale che si occupa solo di questo: di truffe ne troviamo in continuazione, soprattutto on line. Grosse difficoltà ci vengono dall’America: quando si arriva oltreoceano troviamo vino che viene imbottigliato con il nome Chianti ma che Chianti DOP non è: questo perché il governo statunitense non riconosce la denominazione d’origine, per cui si può imbottigliare qualunque vino e chiamarlo Chianti».
Fonte: La Nazione