Ritorno alla terra. L’agricoltura ha ricominciato a crescere negli anni della crisi, soprattutto grazie ai giovani. La maggior parte di loro viene dalle città e ha studiato: i vecchi stereotipi sono lontani. Secondo il premio Nobel Riccardo Valentini, dell’università della Tuscia “La scelta di questi ragazzi è etica, politica mettono in pratica, concretamente, una società diversa”.
L’esplosione dei green jobs. L’ultimo studio della Coldiretti (maggio 2016) testimonia il boom delle aziende agricole che aggiungono servizi o prodotti all’attività di coltivazione e allevamento. Negli ultimi tre anni – si legge nel rapporto – sono aumentate di sei volte quelle che producono energie rinnovabili (+603%), sono raddoppiate quelle che trasformano direttamente i loro prodotti (+97,8%) e sono cresciute in modo esponenziale quelle che lanciano altre attività innovative: fattorie didattiche, centri benessere legati alle tradizioni rurali, aziende agricole specializzate in recupero degli scarti. I nuovi mestieri dell’agricoltura hanno prodotto un aumento record dell’occupazione: dal 2013 è cresciuta del 48%.
Le aziende “multifunzionali” oggi sono circa 113mila. I numeri del boom e le risorse bruciate: i numeri della produzione sono aumentati a ritmi prima incerti, poi sempre più sostenuti. Nella modesta crescita del Pil italiano del 2015 (+0,8%), l’agricoltura ha fatto da traino: è il settore più vitale (+3,8%), con un incremento di 10 volte superiore a quello dell’industria (dati Istat/analisi Coldiretti). In questo quadro, il contributo degli under 40 è straordinario. Lo spiega un dato su tutti: dal 2007 ad oggi le immatricolazioni nelle facoltà di Scienze Agrarie sono cresciute del 72% (e i laureati impiegati nel settore sfiorano il 40%).
Siamo lontani dall’antico stereotipo. “Una volta si diceva: se non studi vai a zappare. Oggi invece vale il contrario: se vuoi lavorare la terra, devi studiare. I nuovi agricoltori sono giovani e qualificati: hanno formazione professionale e spirito innovativo”. A parlare è Riccardo Valentini, docente dell’Università della Tuscia e Premio Nobel nel 2007 per le ricerca sui mutamenti climatici. “Il ritorno alla terra continua- è due volte in controtendenza: avviene in un periodo di depressione economica e di disimpegno ideologico. È una scelta etica, in un certo senso politica: si pratica un’idea di cambiamento della società”. Chi sono e da dove vengono i nuovi contadini? “Quello che mi ha colpito, da docente, è la trasversalità sociale degli studenti. Vengono dai licei come dagli istituti tecnici. Tanto da famiglie borghesi, di città, quanto da tradizioni rurali”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano