Il Consorzio di tutela dei vini del Trentino inserisce il rispetto dell’ambiente nei conti. E si prepara al Vinitaly
Quando Dino Buzzati, l’inviato speciale del Corriere della Sera, arriva a Trento nell’agosto del 1967, è già uno scrittore famoso: «Il deserto dei Tartari», il maggiore tra i successi, era stato pubblicato 27 armi prima. Come un umile cronista, Buzzati si occupa dei protagonisti di una polemica ambientalista sul progetto per una funivia sul Brenta.
Scopre che c’è un trentino emigrato in Canada che finanzia la funivia come segno di ringraziamento per la sua provincia, ostacolato da Italia nostra e dagli alpinisti. A differenza di altre diatribe, ad esempio quella sull’autostrada per Cortina d’Ampezzo, non esistono angeli e diavoli, speculatori contro salvatori dell’ambiente.”L’interesse che muove tutti – scrive Buzzati – è l’amore per la propria terra, inteso, è ovvio, in modo differente”.
Nella piccola vicenda di cronaca c’è il ritratto di un popolo. I trentini difendono da sempre la loro terra. La produzione enoica, sotto l’egida del Consorzio di tutela dei vini del Trentino, è lo specchio del rispetto che i viticoltori, grandi e piccoli, provano per il cosmo che inizia dal Lago di Garda e si arrampica sulle vette delle Dolomiti. Le vigne delle varietà autoctone e internazionali prosperano accanto alle piste ciclabili, ad una rete di fattorie per l’ospitalità.
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Fonte: Corriere della Sera