Quando atterrano “i padroni dei flussi” per il G7 danno luce e lustro al territorio.
Sulla linea d’ombra del celebrato evento di difficile governo e rappresentazione delle turbolenze geoeconomiche e geopolitiche si vede anche lo spaccato di una trasformazione industriale e territoriale sull’asse Taranto-Brindisi.
Due città medie nodo di reti e crisi. Fanno ponte tra i due mari ionico e adriatico, tra un Salento ormai piattaforma turistica globale e l’asse metropolitano Napoli-Bari e a ovest Matera e l’automotive di Melfi.
Appare evidente la complessità e la metamorfosi dell’economia sospesa tra risorse che nell’economia-mondo non la collocherebbero certo tra le periferie e il peso delle contraddizioni ereditate dai tempi dell’economia delle nazioni.
Se la competizione nella nuova globalizzazione per macro-regioni (tema da G7) non si svolge più soltanto tra singole imprese o filiere ma tra quelle che chiamo piattaforme territoriali, lungo quest’asse territoriale sono presenti dotazioni oltre che problemi, che ne fanno un laboratorio territoriale. Se il ridisegnarsi hard della globalizzazione interroga i padroni dei flussi, così il territorio ripensa geocomunità in cui città, autonomie funzionali, attori della poliarchia territoriale creano reti di coesione oltre i rispettivi perimetri istituzionali per costruire una “coscienza dei luoghi” su dimensioni d’area vasta.
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Fonte: Il Sole 24 Ore