La presidenza italiana del G7 Agricoltura ha scelto Bergamo per ospitare il vertice dei ministri dell’Agricoltura dei sette Grandi. Due i temi principali dell’agenda politica. Il primo: tutela del reddito dei produttori di fronte alle crisi di mercato ma anche ma anche legate ai fenomeni naturali, come i terremoti, oppure ai cambiamenti climatici. Il secondo tema è strettamente legato al primo perché spesso quei fenomeni naturali hanno tra le conseguenze anche le migrazioni. E così i ministri dei Sette proveranno a trovare un punto di vista comune sul ruolo che può giocare la cooperazione agricola nella gestione di questi flussi. Secondo il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, il confronto si svilupperà «sulle sfide decisive del nostro tempo, prima fra tutte la sostenibilità dei modelli agricoli e alimentari». Modelli che invece di convergere sembrano allontanarsi perché per dirla ancora con Martina comportano «scelte di carattere sociale, economico, produttivo ed educativo non più rinviabili».
Dal suo punto di vista «tutto ciò richiama una questione essenziale di equità e giustizia». Ma questa visione deve fare i conti con scelte politiche diverse. Un esempio? Prima dell’estate il Dipartimento Usa per il commercio (Ustr) ha pubblicato dei documenti in cui si manifestava la volontà di limitare l’influenza delle Indicazioni Geografiche. Il 3 ottobre 2017 dodici tra le maggiori associazioni agricole ed agroalimentari statunitensi ha inviato al presidente Donald Trump una lettera ufficiale molto dura contro il riconoscimento delle Indicazioni Geografiche europee negli accordi commerciali attualmente in fase di negoziazione.
II mondo delle Indicazioni Geografiche, non solo italiane, comunque, proverà a rispondere con un vertice internazionale in programma mercoledì dove si cercherà di mettere a punto una posizione condivisa che individui anche strumenti per la lotta alla contraffazione, produzione sostenibile e il rilancio dei negoziati internazionali per la tutela legale delle IG. La presidenza italiana, poi, ha provato ad allargare i confini della discussione e ha organizzato una serie di tavoli ed eventi paralleli dove sono stati invitati anche i rappresentanti delle organizzazioni internazionali, a partire da Fao, Ifad, Wfp e Ocse, alla commissaria all’agricoltura e all’economia rurale dell’Unione Africana ma anche a protagonisti della «società civile» come Slow food, Cesvi e One Campaign (l’associazione fondata da Bono Vox degli U2). Adesso resta da capire se questa volontà della presidenza italiana di aprire i lavori del vertice, come ha spiegato Martina «al contributo di idee e progetti delle istituzioni locali, della società civile, delle associazioni e dei cittadini tutti», sarà condivisa anche dagli altri Paesi.
Fonte: La Stampa