Su 52 progetti agroalimentari presentati a Bruxelles nessuno tra quelli approvati riguarda (per la prima volta) l’ortofrutta. Parigi e Madrid si spartiranno quasi la metà del plafond 2018-20 La delusione degli operatori. Primo produttore, in quantità e qualità, ma secondo esportatore e utilizzatore degli aiuti dell’Ocm (Organizzazione comune di mercato). E ora anche buon ultimo nell’assegnazione dei fondi per la promozione sui mercati esteri. L’ortofrutta italiana perde un’altra un’occasione per affermare la propria leadership in Europa. Nel quadro dei programmi Ue 2018-2020 per l’agroalimentare, l’Italia ha “rastrellato” infatti solo 4 milioni per tre progetti di altri settori (Mortadella Bio, Distretto di qualità della Valtellina e Formaggio Piave), mentre per promuovere frutta e ortaggi nel mondo è rimasta – e per la prima volta – completamente a secco di fondi.
A fronte di 52 programmi europei per la promozione e informazione sul mercato interno e sui paesi tersi, approvati in base al regolamento Ue 1144/2014, nessuno riguarda i prodotti ortofrutticoli. Mentre Francia e Spagna, primi competitor europei dell’Italia, portano a casa quasi la metà del plafond complessivo (oltre 130 milioni di euro per i prossimi tre anni), con 26 programmi approvati, di cui diversi riguardano prodotti ortofrutticoli. Non che l’Italia non ci abbia provato. Nella lista dei piani di promozione figurano diverse realtà nazionali di consolidata esperienza, attive proprio nel settore ortofrutticolo: dal Consorzio della Mela Alto Adige IGP al Consorzio Apo Sicilia, dal Cso Italy all’Unaproa, dal Consorzio del Pomodoro San Marzano DOP, a quello della Carota di Ispica IGP, alla Aop Gruppo Viva. Consorzi, società e associazioni di produttori che a diverso titolo hanno presentato, singolarmente o in «pool» con altri paesi (i cosiddetti programmi multipli), progetti con investimenti stimati per oltre 16 milioni, di cui il 70% finanziati da Bruxelles.
Il problema è che nessuno di questi ha superato l’esame della Chafea, l’agenzia tecnica europea che dal 2014 seleziona i programmi di promozione per l’agroalimentare. “Ancora non riesco a credere che realtà come la nostra, che da decenni ormai fa programmi di promozione, non abbiano raggiunto la sufficienza – commenta Paolo Bruni, presidente del Centro servizi ortofrutticoli-Cso Italy -. Per quanto ci riguarda, abbiamo presentato tre progetti semplici e uno multiplo per prodotti DOP e IGP in tandem con Francia e Spagna”. Col risultato che “l’Agenzia ha promosso solo quest’ultimo, che però vede capofila la Francia. Per il sistema ortofrutticolo italiano questa è una Caporetto”.
Fonte: Sole 24 Ore Agrisole