Le coltivazioni hi tech valgono 1.6 miliardi (+23%): telemetria per i terreni, vendemmia in elicottero, biogas. «Ma sull’arco alpino serve più banda larga».
I numeri sono impressionanti: nell’ultimo biennio, l’Agricoltura tecnologica 4.0 è decollata sviluppando un mercato che in Italia è arrivato a 1,6 miliardi nel corso del 2021 (+23%). I dati diffusi dall’osservatorio Smart Agrifood indicano come la rivoluzione digitale sia in pieno svolgimento anche per il settore primario, con la Lombardia a fare da apripista: oggi la stragrande maggioranza delle imprese agricole presenti in regione utilizza tecnologie di ultima generazione, dal controllo gps per l’aratura di campi, alla tecnologia laser per livellare le risaie, ai droni che si alzano in volo per semine, controllo dei campi e interventi mirati di trattamento con i fitofarmaci. Senza contare che, ormai, è digitalizzata anche la gestione amministrativa dell’impresa agricola stessa, dove alle scartoffie si sono sostituiti i supporti digitali per le pratiche tecniche e amministrative.
La tecnologia gioca un ruolo importante soprattutto nell’economia agricola circolare collegata ad ottimizzazione energetica e riciclo delle risorse: ne sono un esempio i pannelli fotovoltaici installati sui tetti delle stalle o gli impianti di produzione energetica alimentati con il biogas prodotto nelle stesse. Esempi vincenti si rintracciano in tutta la regione dove – giova ricordarlo – si munge il 40% del latte prodotto in tutta Italia.
Andrea Ronca, nella sua azienda agricola a Marmirolo (Mantova), punta sul concetto ‘big data’, ottimizzando la lavorazione dei suoi terreni attraverso la telemetria a guida satellitare. Tra i macchinari c’è anche una semovente che permette di interrare il digestato autoprodotto con un impianto di biogas. A Malagnino (Cremona), invece, Beatrice Santini ha reso autosufficiente la sua impresa attraverso un impianto fotovoltaico all`avanguardia che alimenta anche il funzionamento della stalla robotizzata: un processo raccontato anche nelle attività didattiche rivolte alle scuole dove vengono illustrati ai bambini i principi dell`efficientamento energetico collegato al principio dello spreco-zero.
Quest’ultimo è sempre più un principio chiave che guida le start-up e lo sviluppo d’impresa delle giovani generazioni di agricoltori, dove l’hi-tech è condensato più nella progettazione che nell`utilizzo di macchinari: è il caso di Gloria Crespi che a Galliate Lombardo (Varese), lavora gli scarti derivati da sfalci di potatura trasformandoli in ammendanti vegetali che, sottoposti a un processo di decomposizione e fermentazione, sono poi riutilizzati in campo. Marco Bertocco, invece, coltiva piante ornamentali per acquari e laghetti a Carvico (Bergamo). Le piante convivono con pesci che le auto concimano con i residui organici; a loro volta le essenze depurano l’acqua garantendo la sopravvivenza dei pesci stessi.
In Valtellina, invece, la rivoluzione viene dal cielo con il rombo degli elicotteri che portano a valle i cassoni di uve Nebbiolo, raccolte a mano sui vigneti più alti e impervi. Poco più di dieci minuti di volo, pari a tre o quattro viaggi, e il raccolto di un’intera giornata di lavoro è tutto a valle: in un non lontano domani, questa stessa operazione di consegna e recupero verrà probabilmente affidata ai droni, con una sensibile diminuzione dei costi.
Complessivamente, la crescita del segmento hi-tech in agricoltura è trainata dalle agevolazioni dei Programmi di Sviluppo Rurale e dal Piano transizione 4.0.
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Fonte: It Italian Tech – La Repubblica