Da lunedì nelle osterie e nei ristoranti di Treviso, ma anche nell’area più estesa del Prosecco DOP, girerà un gruppo di persone determinate a difendere la denominazione. Il team sarà composto da un agente vigilatore del Prosecco che, per l’occasione, sarà in gonnella: è una dipendente del Consorzio. Con lei, alcuni esponenti dell’Ispettorato centrale repressione frodi, l’ente del Ministero deputato a staccare sanzioni ai baristi che, invece di riempire il calice con le «sacre bollicine», lo riempiranno con altri vini bianchi. Chi sgarra rischia sanzioni fino a ventimila euro.
Il giro di vite è stato deciso dal presidente del consorzio del Prosecco Doc, Stefano Zanette, e concordato con i suoi omologhi delle Docg. «È inaccettabile combattere guerre all’estero contro gli inglesi che vendono il Prosecco alla spina e scoprire che ci sono alcuni tra i nostri ristoratori che truffano i loro clienti deliberatamente», tuona Zanette. Al quale, recentemente, è toccato di ordinare in un bar un calice di Prosecco per poi vedersi servire un generico spumante. «Certe cose accadono con deliberata volontà di frodare», incalza il presidente. «Perché per avere una fascetta una bottiglia deve seguire un percorso di certificazione che ha dei costi e garantisce l’autenticità. I consumatori devono esigere solo bottiglie con la fascetta».
Fonte: Corriere del Veneto