La Francia è ancora il top exporter mondiale, a 14,1 milioni diettolitri per 8,3 miliardi di euro, quasi il 7% in più sul 2014, in un 2015 in cui l’Italia del vino ha segnato un nuovo record nelle esportazioni (5,4 miliardi di euro, +6%), anche se, secondo WineMonitor-Nomisma, il divario rimane ampio (+54% a valore, nel 2006la differenza era del 96%, ma il rapporto di forza si ribalta nei volumi, con il Belpaese a 20 milioni di ettolitri, +41% sui francesi). Divario dacui si spiega anche il diverso prezzo medio all’export: 5,84 euro/litro dei francesi contro i 2,67 dei nostri vini, che diventano 16,87 contro 3,52 nel caso degli sparkling (con lo strapotere dello Champagne, sebbene nel 2015 l’Italia abbia venduto nel mondo 2,8 milioni diettolitri di spumante, contro gli 1,8 milioni dei francesi), e 4,92euro/litro contro 3,28 nell’imbottigliato.
E non solo, la Francia èanche tra i primi importatori nel mercato degli sfusi, con quasi 6 milioni di ettolitri acquistati dall’estero, alle spalle della Germania a 9milioni, destinati soprattutto a private label delle catene gdo, conl’83% dello sfuso che arriva dalla Spagna, che scavalca l’Italia, grazie adun prezzo medio più basso del 36% di quello dei prodotti italiani. Il divario nel valore complessivo che separa l’export di vino francese da quello italiano non è però immutabile. “Occorre infatti sottolineare che fino a dieci anni fa questo distacco era molto più alto – afferma Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma. Nel 2006, la differenza era pari al 96%, praticamente l’export francese valeva il doppio di quello italiano quando già allora esportavamo il 23% di quantità in più. Poi negli anni lo scarto si è ridotto, tanto che nel caso dei vini fermi questo divario è passato dal 42% al 25%, evidenziando sia un aumento dei volumi ma soprattutto una riqualificazione dei prodotti esportati”.
Fonte: WineNews