Anche in Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, il 2019 è stato un anno importante. Abbiamo infatti assistito a un balzo degli investimenti, pari a un +100% rispetto al 2018, di cui il 30% nel settore agroalimentare. Gli studi rivelano, però, che le imprese sono ancora lontane da una piena consapevolezza: solo il 37% delle grandi aziende e il 20% delle piccole e medie imprese conoscono le possibili applicazioni di blockchain e distributed ledger. E nelle applicazioni pratiche ci troviamo in una fase pionieristica con meno del 2% delle grandi aziende e dell`1% di quelle piccole e medie che ad oggi ha già avviato dei progetti.
Colossi come Walmart, Nestlé, Unilever, Dole e Carrefour hanno introdotto le prime applicazioni per integrare un nuovo modello di tracciabilità alimentare, attraverso della piattaforma Ibm Food Trust, basata a sua volta sulla tecnologia Blockchain Hyperledger. Anche Coop Italia ha utilizzato la stessa tecnologia applicandola alla tracciabilità delle proprie uova, che vede coinvolte 2 milioni di galline per oltre 200 milioni di uova prodotte all`anno. Fenomeni come la contraffazione alimentare e Italian sounding hanno portato alla ribalta le soluzioni offerte da TrustedChain, il primo network blockchain privato dei Trust Service Providers europei. Anche il Cioccolato di Modica IGP e l’Aceto Balsamico di Modena IGP sono sbarcati sulla blockchain per combattere la contraffazione e lo hanno fatto affidandosi alla app Trust Your Food, una sorta di passaporto digitale di verifica dei dati e della tracciabilità per i prodotti agroalimentari, realizzato in collaborazione con il Poligrafico dello Stato, la Fondazione Qualivita e CSQA Certificazioni.
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire perché queste tecnologie meritano la massima attenzione. Attualmente la tracciabilità di un prodotto da parte del consumatore è affidata alle etichette con tutti i loro limiti. Del resto, numerosi casi di frodi alimentari, molte delle quali si sono abbattute sul made in Italy, hanno messo in evidenza i punti deboli della catena di fornitura, in termini di trasparenza e tracciabilità dei dati. In questo quadro, la tecnologia blockchain, congiuntamente alle nuove potenzialità offerte dall’internet of Things (loT) e da altre tecnologie digitali, offre ai consumatori la possibilità di conoscere in tempo reale l’origine, gli spostamenti e le attività dei prodotti, evitando di incappare in merce di provenienza incerta. Trattamenti Ogm, lavorazioni, scadenze, stoccaggi possono essere informazioni reperibili grazie alle etichette intelligenti: basteranno uno smartphone e un codice QR per accedere alle informazioni. Come si arriva a tutto questo? Con l’adozione di un “libro mastro” pubblico, trasparente e non controllato da una autorità centrale. Questo sistema porterà a standard di sicurezza alimentare più elevati e una maggiore consapevolezza del consumatore sulla filiera e sul cibo consumato. Un’ulteriore innovazione introdotta della blockchain è quella di riuscire a integrare in maniera efficace soluzioni di crittografia ben consolidate. L’approdo futuro sarà la creazione della cosiddetta Internet of Value: un sistema che permetterà lo scambio di beni di valore senza intermediari in modo programmabile, attraverso i cosiddetti “smart contract”.
Fonte: Alimenti e Bevande