Una zona di libero scambio per un mercato da oltre 600 mln di persone. L’accordo commerciale più vasto mai negoziato dall’Unione europea. Si tratta del partenariato economico tra Unione europea e Giappone (Jefta), firmato ieri a Tokyo, dal presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal primo ministro del Giappone, Shinzo Abe. Cuore dell’intesa è proprio il comparto agricolo europeo, che, spiega Cecilia Malinström, commissario Ue per il commercio: «Potrà beneficiare dell’accesso al vasto mercato giapponese (127 min di consumatori, ndr) e della protezione di oltre 200 prodotti alimentari e bevande, come lo Champagne e il prosciutto di Parma». L’intesa elimina gran parte dei dazi (per un valore di 1 mld di euro), pagati ogni anno dalle imprese europee che esportano in Giappone. E sopprime tutta una serie di ostacoli normativi all’export, ad esempio sulle auto.
Le denominazioni italiane tutelate saranno 45 (19 prodotti agroalimentari e 26 tra vini e alcolici). Produzioni che, secondo stime Agrinsieme «rappresentano il 90% del valore dell’export agroalimentare delle denominazioni del nostro Paese». II sodalizio agricolo evidenzia, inoltre, che il patto «rende illegale la vendita di prodotti di imitazione», ma denuncia debolezze sul versante della tutela delle Indicazioni geografiche. E, in effetti, già Assolatte, mesi fa, aveva denunciato l’attribuzione della qualifica di termini generici a denominazioni dop come Parmesan, Padano (ma non Grana, stando all’ultima versione del trattato), Pecorino Romano (si veda, da ultimo, ItaliaOggi dell’11/7/2018). Ora la palla passa alla Dieta giapponese e al Parlamento europeo, che dovranno approvare definitivamente l’accordo, afenrhé entri a regime.
II Jefta, infatti, non necessita del via libera di tutti i parlamenti degli stati dell’Unione europea, a differenza del Ceta (l’intesa di libero scambio tra Europa e Canada). Questo perché gli esecutivi dei singoli stati Ue hanno già dato luce verde all’accordo, all’unanimità. Così, se il via libera giungerà a breve, il libero scambio tra il Sol levante e i 27 paesi dell’Unione del Vecchio Continente sarà operativo dal 2019. Ma andiamo con ordine L’accordo sul versante alimentare. Per le esportazioni agricole dall’Ue, il Jefta prevede:
• l’azzeramento dei dazi giapponesi su molti formaggi (oggi al 29,8%, ma il range va fino al 40%) nonché sui vini (del 15% in media);
• la possibilità, per l’Ue, di aumentare in modo rilevante export e import di carni bovine col Giappone, senza modificare le norme Ue su trattamento con ormoni e ogm. Le carni di maiale saranno, invece, esenti da dazi per il trasformato e quasi esenti per il fresco;
• in Giappone sarà garantita la protezione di oltre 200 prodotti agricoli europei di alta qualità (IG); uno scudo reciproco, visto che anche l’Unione europea proteggerà tutta una serie di IG giapponesi. Ma il Jefta interessa anche altri settori: il mercato dei servizi, in particolare finanziari, del commercio elettronico, delle tic e dei trasporti. In più,
• garantisce alle imprese Ue accesso agli appalti di 48 grandi città giapponesi ed elimina le barriere sulle gare nel settore ferroviario;
• prevede per settori europei sensibili, come quello automobilistico, periodi di transizione (fino a 7 anni) prima che i dazi doganali vengano soppressi. Infine, sul versante della protezione dei dati, il 16 luglio scorso, Bruxelles e Tokyo hanno chiuso i negoziati sulla reciproca adeguatezza, per completare l’accordo di partenariato economico.
Le due parti hanno deciso di riconoscere come «equivalenti» i reciproci sistemi di protezione dati, per consentire un flusso in sicurezza delle informazioni tra l’Ue e Giappone. Una intesa che, nei fatti, crea il più vasto spazio di flusso sicuro di dati al mondo. Due numeri sul mercato. Il Giappone è il 6° partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Ue, con un surplus commerciale di 2,4 mld di euro. L’Italia esporta verso il Sol Levante beni per circa 6,6 mld e importa per 4,2 mld. Tra i prodotti agroalimentari più esportati ci sono vino, olio d’oliva, pomodoro, pasta e aceto.
Fonte: Italia Oggi