Il Fatto Quotidiano
Sedici arresti e altrettanti sequestri di aziende agricole, 400 tonnellate di olio di oliva taroccato e un giro d’affari per 30 milioni di euro. È il bilancio dell’indagine condotta dalla procura di Trani, che ha analizzato campioni di olio prodotto in Spagna, lavorato tra la Puglia e la Calabria, e venduto ai supermercati con l’etichetta “100% biologico made in Italy”. L’olio extravergine d’oliva preso in esame dalla Guardia di Finanza, in alcuni casi, non era nemmeno commestibile. Come denunciato dal responsabile dell’ispettorato repressione frodi di Bari, Luca Veglia, all’interno delle confezioni erano presenti “olii esausti, residui di frittura, ossia rifiuti che, anziché essere smaltiti erano venduti”.
Agli ignari consumatori veniva servito in tavola un olio composto da sostanze cancerogene e dannose per la salute, mentre i portafogli dei titolari delle aziende agricole si gonfiavano illecitamente. L’indagine ha portato allo scoperto l’attività di tre associazioni a delinquere capeggiate due dall’imprenditore andriese Nicola Di Palma (dell’azienda olearia San Vincenzo), la terza da Antonio Cassetta (gestore di fatto della Sago srl di Andria). Questi si sarebbero avvalsi di diverse imprese operanti nel settore della commercializzazione, dislocate in Puglia ed in diverse città della Calabria, a cui veniva demandato il compito di fornire fatture false che attestavano altrettanti fittizi approvvigionamenti di olio extravergine di oliva prodotto in Italia, necessari per legittimare dal punto di vista formale ingenti acquisti di olio proveniente, in realtà, dalla Spagna.